Gli ultimi due anni, al netto delle grandi problematiche che si sono manifestate, hanno sicuramente evidenziato un approccio differente alla lettura della realtà. Probabilmente si sta diffondendo l’idea che il ben-essere non è solo avere somme economiche a disposizione ma è sopratutto poter godere della propria vita in un equilibrio tra quella lavorativa e quella personale. L’intreccio tra queste due realtà rimane pur sempre imprescindibile; un lavoro o una attività professionale con livelli retributivi generano opportunità differenti, ma nell’immaginario di tanti si fanno strada anche altri temi altrettanto importanti.
L’equilibrio vita-lavoro sta diventando anche una leva competitiva per le aziende che possono attrarre talenti e sopratutto generare benefici per i singoli e per la collettività in cui essi vivono. Oltre alla tradizionale accezione legata alle garanzie che gli Stati nazionali danno ai propri cittadini il welfare nella declinazione riferita alle aziende, il cosiddetto welfare aziendale, non si presta ad una definizione univoca cosi come più semplicemente si individua per le garanzie pubbliche. Nell’ordinamento giuridico non esiste una definizione specifica: col termine welfare aziendale s’intende l’insieme delle iniziative di natura contrattuale o unilaterali da parte del datore di lavoro volte ad incrementare il benessere del lavoratore e della sua famiglia attraverso modalità alternative alla retribuzione che possono consistere sia in somme rimborsate, sia nella fornitura diretta di servizi, o in un mix delle due soluzioni.
Garantire servizi di welfare in linea con le nuove esigenze dei lavoratori è una delle sfide di cui si occupano gli addetti alle risorse umane. Secondo il “Generali Welfare Index 2021”, i piani di welfare hanno avuto enormi impatti sociali non solo sui dipendenti delle singole realtà ma anche sulla collettività. Secondo tale rapporto, per ogni singolo lavoratore il beneficio corrisponderebbe quasi a una mensilità aggiuntiva per ogni anno solare. Scorrendo nella lettura di questo rapporto si possono tratte delle indicazioni: negli ultimi anni tra i servizi di maggior interesse sono stati quelli a sostegno dell’istruzione dei figli e alla tutela della salute, quest’ultimo esponenzialmente cresciuto negli ultimi due anni. Si fanno strada anche servizi legati alla assistenza degli anziani, con l’attivazione di servizi di long term care, e anche l’assistenza ai minori in particolare per le lavoratrici donne. Maggioritaria rimane ancora la tendenza all’investimento delle aziende nella previdenza complementare, anche se sostenuta da una scarsissima consapevolezza più da parte dei lavoratori che delle stesse aziende.
Miglioramento del clima di lavoro e della qualità delle relazioni interne all’azienda, inoltre, portano a maggior coinvolgimento nelle dinamiche aziendali aumentando oltre la qualità la quantità di lavoro che si dà. Anche le libere professioni attraverso Enti e Casse di previdenza affiancano alla fondamentale funzione di natura previdenziale svolta nei confronti degli associati un’offerta sempre più ampia di prestazioni di natura assistenziale come tutela della salute o del reddito in determinate condizioni di disagio. Nelle aziende, viceversa, per diffondere queste pratiche concretamente ci vuole un forte spirito di condivisione fra imprenditori e dipendenti. Si tratta di trovare sempre un equilibrio tra gli oneri di gestione di piani di welfare. Benefici attesi e percepiti dalle aziende e dai dipendenti.
Nel pieno della pandemia, le imprese si sono ritrovate a dover rispondere alle esigenze di protezione, sicurezza, assistenza, formazione e conciliazione tra lavoro-famiglia. Questo ha portato alla trasformazione dei tradizionali benefits di welfare (l’auto o la mensa, per dirne due) stanno perdendo importanza. Grazie alla spinta normativa e fiscale queste iniziative garantiscono anche numerosi benefici in capo alle aziende stesse. In particolare, la normativa vigente incentiva l’uso di “flexible benefit”: i benefits sono flessibili perché al lavoratore viene assegnato un budget di spesa e può comporre liberamente il paniere di beni e servizi che rispondono alle sue necessità. In questo modo, il lavoratore può scegliere ciò che è utile e l’organizzazione può andare incontro alle esigenze specifiche dei dipendenti.
L’essere umano è stato pur sempre la specie che più si è adattata ai grandi cambiamenti che hanno attraversato le epoche storiche e anche i velocissimi cambiamenti avuti in questi anno stanno ridisegnando l’approccio al mondo del lavoro. Anche le aziende stanno dando importanza al clima che si respira in azienda per generare engagement non solo finalizzato alla retribuzione economica. Ebbene, mondo azienda e mondo lavoratori coordinati, dai legislatori nazionali ed europei, stanno creando una nuova strada che probabilmente porterà a nuovi paradigmi di convivenza a cui, come sempre, dovremo rapidamente adattarci.