In occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne anche in Italia, così come nel resto del mondo, è stata festeggiato il genere femminile e si è gridato NO alla violenza contro le donne. Le panchine rosse (simbolo di sensibilizzazione) vengono posizionate ovunque, anche nel cortile di Montecitorio, i cortei aumentano, ma la realtà dei fatti dice ben altro.
I FEMMINICIDI
Il “femminicidio” è quell’accezione usata solitamente per indicare l’assassinio di una donna uccisa “per essere una donna“, un omicidio di genere insomma. Nel solo anno 2018, secondo l’ISTAT, in Italia sono state uccise 133 donne. Nel 2019 la situazione resta grave: a marzo le donne uccise erano già 13, a settembre (secondo SOS Stalking) 59, nell’ultima settimana il conto delle vittime si è chiuso con l’uccisione di una 31enne incinta in provincia di Palermo. Dal 1992 al 2016 le vittime di omicidio sono diminuite nettamente, quelle per femminicidio invece sono rimaste pressochè stabili. Curioso – sottolinea l’ISTAT – analizzare anche i colpevoli: nell’80% dei casi il crimine è compiuto da una persona conosciuta, un amico, un parente o un partner, spesso un ex che non ha accettato la rottura.
LE VIOLENZE E LE CONDANNE
Secondo l’ISTAT, nel 2016 erano circa 1 milione e mezzo le donne che nella loro vita hanno subito una violenza sul luogo di lavoro, ovvero quasi il 9% delle lavoratrici attuali e/o passate. Molte ricevevano violenze sessuali di vario genere per: assunzione, avanzamento di carriera, mantenimento del posto di lavoro. Il fenomeno dei ricatti sessuali appare molto più frequente nel Centro Italia e nelle città con più di 50mila abitanti. Una percentuale bassissima, circa lo 0.7%, ha denunciato alle forze dell’ordine, l’80% invece non ne ha mai parlato con nessuno sul posto di lavoro. Il femminicidio è una parte importante delle sentenze per omicidio: su 417 sentenze per omicidio ai danni di una donna analizzate dal Ministero della Giustizia, l’85% è “femminicidio”. Nel 2017 le sentenze definitive per violenza sessuale erano 2018, per maltrattamenti in famiglia invece 3153, per stalking 1827.
COSA PENSANO GLI ITALIANI DEL FEMMINICIDIO?
Lo spaccato più allarmante che viene dato dalle analisi dell’ISTAT è quello riguardante il giudizio che la popolazione dà riguardo il femminicidio e i ruoli dell’uomo e della donna. Per il 32% “è più importante per l’uomo avere successo nella vita”, per il 31% “gli uomini sono meno adatti per le faccende domestiche”, per il 28% “è l’uomo a dover provvedere alle esigenze economiche della famiglia”. Questi stereotipi sono più frequenti negli over 60 e nel Mezzogiorno, in particolare in Campania e in Sicilia. Per quanto riguarda le violenze di coppia, il 7% ritiene giustificabile che “un partner schiaffeggi la propria ragazza perchè ha fatto la civetta con un altro ragazzo”, il 6% accetta che “ci scappi uno schiaffo ogni tanto”, il 17% ritiene accettabile che “un ragazzo controlli spesso il cellulare della sua fidanzata”. I livelli più bassi di tolleranza della violenza si ritrovano in Sardegna e Valle d’Aosta, i più alti in Campania e Sicilia. Il 77% ritiene invece che le donne possano essere oggetto di violenza perchè “di proprietà”, il 63% le giustifica perchè ha subito violenze in infanzia, il 62% invece spiega le violenze col fatto che molti uomini non sopportano l’emancipazione femminile. il 39% ritiene che una donna sia sempre in grado di sottrarsi alla violenza se davvero lo vuole, il 24% ritiene che siano proprio le donne a provocarla, mentre il 15% ritiene che la donna sia responsabile se subisce una violenza quando è in stato di ebbrezza. Infine, per il 10% degli intervistati le accuse mosse dalle vittime sono false, il 7% ritiene che le donne dicano no ma invece intendano si, il 6% è convinto che le donne “serie” non vengano violentate.