È diventato virale un video dello scorso 8 luglio dove, a Napoli, in via Orazio, alcuni abitanti hanno ripreso la scena di una giovane donna che viene selvaggiamente picchiata in strada dal suo fidanzato. L’uomo la prende più volte a schiaffi e poi la fa salire nella sua auto, una Smart. Un gruppo di passanti cerca di intervenire, di far scendere l’uomo violento dall’auto, ci litigano verbalmente, ma alla fine i due fidanzati vanno via insieme. Il deputato Francesco Borrelli, dell’Alleanza Verdi e Sinistra, ha dichiarato riguardo alla vicenda: “Abbiamo inoltrato le immagini alle forze dell’ordine affinché quel vile aggressore venga identificato, denunciato e punito. Chi usa la violenza è un essere ignobile, chi lo fa su una donna, su colei che dovrebbe essere la propria compagna di vita, ci disgusta. Troppe donne sono state vittime di un amore malato e per fermare le violenze e i femminicidi serve oltre che una riforma penale anche quella culturale“.
I due giovani sono stati identificati dai carabinieri di Casoria, entrambi sarebbero originari di Afragola, lei, 28enne, e lui, 36enne, con già precedenti per spaccio. La ragazza, in data 14 luglio, lo ha finalmente denunciato con il supporto di amici e parenti.
Le donne uccise nel 2023 sarebbero ad oggi, in Italia, 57, quasi tutte in ambito familiare e tale fenomeno sembrerebbe, secondo i dati, un’emergenza superiore alla criminalità organizzata o a quella di strada.
I brutali omicidi perpetrati nel nostro Paese, come quello di Giulia Tramontano, incinta di sette mesi, ad opera del fidanzato Alessandro Impagnatiello e quello di Michelle Maria Caruso, la 17enne uccisa e gettata in un carrello vicino a dei cassonetti da un suo coetaneo, hanno spinto le istituzioni ad intervenire, oltre a richiedere maggiore aiuto ad associazioni ecc. nel contrasto del fenomeno.
È stato infatti emanato ed approvato un ddl (ddl Roccella – Piantedosi – Nordio), composto da 15 articoli, diretto soprattutto alla prevenzione e all’evitare che i cosiddetti “reati spia” possano poi degenerare in fatti più gravi. Si tratta imporre il cosiddetto “cartellino giallo” all’uomo violento, come lo ha definito la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, l’inasprimento riguarda soprattutto chi è già stato destinatario dell’ammonimento e ricade nella stessa condotta recidiva. Il provvedimento in questione, tra le varie cose, fissa tempi stringenti per l’adozione delle misure cautelari, come l’utilizzo più rigoroso del braccialetto elettronico, e dispone l’arresto anche in “flagranza differita” ossia fondata sull’acquisizione di documentazione video-fotografica o che derivi da applicazioni informatiche o telematiche. Inoltre, favorisce la specializzazione dei magistrati che si occupano di questo reato.
Nonostante ciò, la preoccupazione sul non risolvimento del problema è tanta, perché tutte queste misure agirebbero sugli effetti e sulle conseguenze della violenza, ma non sulle reali cause e radici che la generano.