Vincenzo Amendola di soli 18 anni è stato ucciso lo scorso 4 Febbraio in circostanze davvero raccapriccianti; la sua colpa? Quella di essersi vantato di avere una relazione con la moglie del boss del clan Formicola. Tanti i dettagli sulla vicenda che dopo l’interrogatorio di oggi di Gaetanto Nunziato, amico della vittima fermato con l’accusa di omicidio aggravato da modalità mafiose, appaiono chiari. Lo stesso Nunziato infatti racconta di essere stato presente al momento dell’uccisione del giovane e ricostruisce nei minimi dettagli le fasi dell’assassinio. La sera del 4 Febbraio Vincenzo viene prelevato con un tranello e viene condotto in un campo agricolo di viale 2 Giugno, a San Giovanni a Teduccio, lì iniziò ad implorare di non essere ucciso e con una voce rotta dal pianto si inginocchiò chiedendo che la vita gli fosse risparmiata, ma i tre presunti killer non ne hanno voluto sapere e puntandogli una pistola alla testa, inceppatasi una prima volta, gli hanno sparato su uno zigomo. Il giovane non morì ma la sua agonia fu tremenda. Per far fuori Amendola è stato necessario un secondo colpo di pistola partito da un altro giovane presente sul posto. Stando a quanto riferisce il Mattino, indagini successive da parte degli inquirenti hanno consentito di accertare che uno dei presunti assassini del 18enne sarebbe stato proprio il figlio di una donna moglie di un personaggio di spicco della cosca criminale e che Amendola era un “frequentatore assiduo della famiglia camorristica dei Formicola”.
Bazzicava quindi in cattivi ambienti Vincenzo, la cui vita è stata spezzata per aver osato frequentare la donna di un boss, il cui nome non si doveva nemmeno pronunciare.
di Vincenzo Persico