Vi racconto una storia: quel ragazzo vestito da donna in un supermercato francese

di Luca Marro

Sono mesi che non scrivo più nulla. Mi sono distratto un attimo e poof, mi sono dimenticato di essere un artista. Ieri, però,  per fortuna, mi é successa una cosa che mi ha dato lo spunto per scrivere un pezzo che nessuno mi ha chiesto di fare. Ma io lo faccio lo stesso. Racconto. Arrivo al supermercato vicino casa dei genitori di Salomè, in Francia, prendo un po’ di roba da cucinare per la sera, vado alla cassa, e là succede il fattaccio. Appena incrocio gli occhi con il cassiere, entro in panico. Quello che mi sta scannerizzando i prodotti è un ragazzo, ma è truccato da femmina. Ha il fondotinta, un po’ di mascara, il rossetto. Da lontano non me ne ero accorto. Appena lo capisco mi viene un attacco d’ansia. Non so più che fare o dire. Sono tutto impacciato. Prendo le buste e scappo a casa.

La mia reazione mi ha sconvolto. Incredibile. Ho sempre pensato di essere un progressista. E invece no, sono un troglodita. Non é possibile. Questa cosa va contro tutto quello in cui ho sempre creduto. A priori, ognuno è libero di vivere la propria sessualità come vuole. Allora perché vedere un ragazzo truccato mi mette così tanto a disagio?

Per provare a rispondermi, mi sono immaginato come mi sarei sentito se fossi nato e cresciuto in America alla fine degli Anni 60. Dopo la conquista dei diritti civili dei neri. Forse anche lì alla vista di un cassiere di colore mi sarei sentito strano come ieri. Sorpreso. Disabituato. Può essere. In effetti, questa è una delle prime volte in cui mi trovo faccia a faccia con un ragazzo truccato e vestito da femmina. E pure se é difficile da ammettere, questa cosa mi ha destabilizzato.

In tutti questi anni di vita ho costruito un’idea della normalità e se tu, maschio, ti trucchi e giochi con la mia concezione di genere mi metti in difficoltà, mi costringi a rivalutare la mia normalità. E mi lasci due tipi di reazioni:

  1. Capisco le tue/vostre ragioni e apro la mia realtà a scenari impensabili fino a qualche anno fa;
  2. Non accetto il nuovo paradigma e ti/vi tratto male.

Io giuro che faccio di tutto per essere quello dell’opzione numero 1, ma a volte cado in tentazione e senza accorgermene finisco per avere atteggiamenti da numero 2. Questa cosa mi succede soprattutto quando sono stanco. È là che mi trovo a ripetere a mo’ di pappagallo frasi spesso sentite dire in giro. Espressioni tipo “Era tutto meglio prima“, “Non ci sono più i maschi di una volta“, “Un ragazzo che si veste da femmina, dove siamo arrivati?“, “A queste future generazioni che esempio stiamo dando?“.

Tutta roba che a volte suona quasi veritiera nella mia testa, anche se poi alla fine non é che abbia tutto questo grande fondamento logico.  A pensarci bene infatti, vedere un ragazzo con il coraggio di vestirsi o di truccarsi come vuole, senza paura di essere bullizzato, non è proprio un segno di decadenza morale. Sembra più un segno del progresso.

Vivere in una realtà in cui chiunque abbia il diritto di esprimere la propria sessualità nel modo che preferisce sembra un futuro più roseo del passato che noi tutti abbiamo avuto. È una delle poche e vere conquiste dei nostri tempi che con un po’ di fortuna lasceremo in eredità alle generazioni future.

Aspetta, ma qual è il punto allora? Forse quello che voglio dire é che stiamo vivendo in un’era di grande cambiamento. Purtroppo però io non sono ancora pronto. Il discorso fatto e rifatto su questo argomento è ed è stato così superficiale che non mi è mai veramente interessato. Non mi ha mai preso e quindi ci sono sempre stato lontano. Mi è sempre sembrato un dibattito da circo che non mi toccava da vicino. Non mi ha mai dato l’impressione di essere una cosa troppo seria. Almeno fino a quando ho visto sto cassiere e mi sono accorto dell’impatto che l’ondata LGTBQ sta finalmente avendo sulla mia quotidianità.

Se un ragazzo in un paesino minuscolo in Bretagna, che sembra un po’ San Paolo Bel Sito, si sente finalmente libero di mostrarsi così come si sente, senza paura, questa é una grande vittoria per tutti. Una possibile vittoria anche per me che, in fin dei conti, grazie a questo fatto posso finalmente capire se sono quello che ho sempre pensato di essere. Una persona aperta alle differenze, alle minoranze, al moderno, agli stessi diritti civili per tutti, anche quando si parla di un argomento per me taboo come questo qui.

Ecco, dopo tutto questo pensare, adesso mi sento finalmente più pronto. È tempo di affrontare le mie paure. Proprio per questo, domani mi sono organizzato per ritornare allo stesso supermercato, ma stavolta senza nessun imbarazzo. Anzi, pronto a fare ammenda. E per scusarmi, cantare a mo’ di serenata la canzone che più di tutte riassume il  mio nuovo stato d’animo. Non è molto conosciuta in Francia, ma spero si capirà lo stesso. Il ritornello fa “Gli uomini sessuali non ci avranno gli assorbenti ma però c’hanno le ali”.

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