“Che cosa ci rende umani?” Con questa domanda si apre il messaggio di Natale del vescovo di Nola, mons. Beniamino Depalma dal titolo “Natale, per diventare più umani”. Una domanda alla quale è difficile dare una risposta, essendo tante le risposte possibili. Ma, avverte il Pastore nolano, “non tutte sono sufficienti. Ci manca un principio che le unifichi tutte. Un punto di partenza. E per chi crede un’origine dell’umano c’è ed è chiara: è quel preciso istante in cui Dio Padre ha sognato, pensato, voluto e dunque creato l’uomo perché fosse al suo fianco, perché averlo con sé, corresponsabile del suo progetto, era, è e sarà “cosa molto buona e giusta”.
Per questo è importante vivere appieno il Natale, viverlo come possibilità per “riappropriarci dell’essenziale di noi stessi e delle nostre vite, come renderne testimonianza, come sanare le ferite che tolgono dignità alle persone. Un’icona può guidarci in questa ricerca: la Santa famiglia di Nazareth, metafora di un’umanità piena che non ha paura di dire sì al progetto di Dio, accoglie il mistero della vita, affronta la croce, gusta la Resurrezione”. E mons. Depalma non rivolge l’invito a guardare alla Santa famiglia solo ai credenti: “Chiedo, – scrive – con umiltà, anche ai non credenti, di tenere in casa questo simbolo di profonda laicità: Maria, Giuseppe e Gesù sono emigranti in fuga, poi una famiglia di onesti e semplici lavoratori, quindi persone che dal vincolo di una relazione profonda e sincera maturano scelte di giustizia e libertà”.
L’augurio del vescovo di Nola è che la Sacra famiglia guidi il cammino di tutti, e della Chiesa: “ Di una Chiesa che si è messa oggi, senza superbia, sulle tracce dell’umanità vera. Per riscoprirsi, essa stessa, più umana. Attraverso il Sinodo diocesano, ora entrato nel vivo, attraverso la prossima decisiva Assemblea ordinaria dei vescovi sulla famiglia, attraverso il Convegno ecclesiale nazionale di Firenze del 2015, vogliamo dire al popolo di Dio che la Chiesa non è distante dagli uomini e dalle donne di questo tempo, non è distante dei problemi ma anzi vi si vuole immergere senza paura e senza presunzione. L’uomo ci interessa, ci interessa che ogni persona, come Maria e Giuseppe, abbia la forza di affrontare la vita trasformandola in un canto di gioia”.