Il Gruppo dei NAS dei carabinieri nel weekend ha trovato 29 milioni di dosi di vaccino di Astra Zeneca in un magazzino di Anagni, nel Lazio. La notizia è stata riportata inizialmente da La Stampa che, inizialmente, ha riferito che i lotti immagazzinati fossero indirizzati alla Gran Bretagna. Le dosi erano immagazzinate in una sede dell’azienda americana che si occupa dell’infialamento del vaccino. Le dosi, secondo le prime indiscrezioni, sarebbero state prodotte nella fabbrica dell’azienda Halix in Olanda, che ha già cominciato la produzione pur non avendo ancora ricevuto l’autorizzazione ufficiale dell’Agenzia Europea per i Medicinali. Secondo le fonti ufficiali i vaccini non sarebbero stati indirizzati verso il Regno Unito (da poco uscito dall’UE, ndr) ma in gran parte a Paesi in via di sviluppo del sistema Covax, ovvero quegli Stati non capaci di automunirsi dei vaccini. In ogni caso, anche se spesso può sembrare normale immagazzinare una quantità così elevata di materiale, è risultato problematico per l’Unione Europea scoprire che sono state immagazzinate il doppio delle dosi consegnate all’Unione nello stesso momento in cui invece l’azienda sta disattendendo gli impegni presi. L’ispezione è stata infatti proposta dall’UE ed approvata dal premier Draghi. In previsione che le aziende possano scegliere corsie preferenziali per altri destinatari, la Commissione Europea sta quindi lavorando ad un nuovo regolamento con norme più stringenti per il blocco delle esportazioni. Parlando delle nuove regole, infatti, il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, ha commentato così la scoperta di Anagni: “Purtroppo spetta alla casa farmaceutica chiarire dove andranno le dosi immagazzinate, noi però notiamo che la stessa azienda ad oggi è molto lontana dal rispettare gli impegni previsti dal contratto che prevedeva per il primo trimestre del 2021 la consegna di 120 milioni di dosi ed ora siamo sotto di ben 7 volte“.
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