A testa altissima eppure consapevoli di limiti che prima o poi andranno colmati. Cosa resta dell’eliminazione dalla Champions League è una domanda retorica perché tutti conoscono già la risposta. Trionfa il Liverpool, ovvero i più forti, passa anche il Paris Saint-Germain, di gran lunga i più ricchi, così il Napoli di Carlo Ancelotti s’accontenta di aver stupito, di averci creduto, di aver regalato notti magiche ai suoi tifosi senza riuscire a donarle quel passaggio del turno negatogli anche (ma non solo) dalla cattiva sorte al momento del sorteggio.
Non brilla quasi nessuno nell’inferno di Anfield, nel tempio del calcio inglese dove si canta prima, durante e dopo la partita senza mai fermarsi. Tremano le gambe ai veterani (Hamsik, Mertens, Insigne su tutti), gli errori tecnici si sprecano, il Liverpool ha una marcia in più ma il Napoli resta in vita fino alla fine, s’aggrappa al destro di Milik che Alisson schiaffeggia, incredulo abbassa la testa al triplice fischio per poi rialzarla quando s’accorge che lo spicchio azzurro d’Anfield non smette di applaudire la squadra avendo apprezzato sforzo e buona volontà.
Non resta che vincere l’Europa League per offrire un senso alternativo alla stagione. Ci proverà, Ancelotti, stavolta andando avanti per la sua strada, isolandosi dal pensiero collettivo sulla seconda competizione europea, concentrato solo sul tortuoso cammino verso Baku, in Azerbaijan, sede della prossima finale. Si partirà dai sedicesimi, due gare in più rispetto alla tabella di marcia in Champions. Nulla sarà scontato, le insidie saranno inaspettate, le difficoltà s’accumuleranno ma affrontarle senza timori sarà l’unica alternativa ad un’annata d’anonime soddisfazioni. Il Napoli incrocerà l’Arsenal, il Siviglia, il Chelsea di Sarri, anche l’Inter di Spalletti che vince – e per distacco – la speciale classifica di rimpianti seminati per strada. Ci sarà tempo per (ri)pensarci.