Torino e Belgrado sono distanti centinaia di chilometri, eppure questa domenica le due città sono state accumunate sventuratamente dallo stesso fardello: la violenza allo stadio. A fine giornata infatti si conteranno 10 feriti a Torino e ben 50 a Belgrado. A Torino il giorno del derby era cominciato già in maniera violenta, in mattinata infatti frange ultras delle due compagini torinesi erano venute a contatto per le vie delle città. Prima della partita la situazione già cominciava a prendere una brutta piega, uova e sassi avevano raggiunto il pullman della Juve con ancora all’interno giocatori e dirigenti. Durante la partita si sono viste coreografie bellissime, si è disputata una partita emozionante ma ancora una volta alcuni balordi hanno rovinato tutto; una bomba carta è stata lanciata dal settore ospiti verso la curva Primavera, dove vi erano i tifosi del Torino. Lo scoppio ha provocato la rottura di diversi sediolini, le cui schegge hanno portato al ferimento di 10 persone. Subito sono arrivate le condanne delle due società e dei calciatori, mentre le forze dell’ordine hanno provveduto ad arrestare 5 persone, tra le quali (come riporta la Gazzetta dello Sport) ci sarebbe un 18enne che aveva compiuto gli anni proprio quel giorno.
Oltre frontiera la situazione è stata anche peggiore. Nell’impianto di Belgrado si giocava il derby cittadino tra la Stella Rossa e il Partizan. Le frange più violente delle due tifoserie hanno cercato il contatto gettando dapprima sassi e oggetti, per poi passare ai fatti usando mazze e le aste delle bandiere. Il match è cominciato dopo 45 minuti ed è terminato 0-0, mentre i feriti sarebbero 50, tra cui circa 20 poliziotti.
Una domenica nera, derby di sangue, derby di botte. Torino e Belgrado scrivono una brutta pagina di storia sportiva e confermano i timori delle rispettive federazioni e degli appassionati di calcio. Sempre meno famiglie vanno allo stadio, in Italia è vietato addirittura portare tamburi e bottigline di plastica. E’ la triste storia di uno sport nato con i tifosi seduti a guardare le partite a bordocampo, uno sport che ormai sta diventando ostaggio di alcuni balordi, mentre si allontana dalle famiglie.
di Nello Cassese