Thelma & Louise: un grido di libertà in un immortale film on the road

di Vittorio Paolino Pasciari

Thelma & Louise è un film del 1991 diretto da Ridley Scott che ha per interpreti principali Susan Saradon (Louise Elizabeth Sawyer), Geena Davis (Thelma Yvonne Dickerson), Harvey Keitel (Hal Slocumb), Brad Pitt (J.D.), Michael Madsen (Jimmy Lennox), Christopher McDonald (Darryl Dickerson) e Stephen Tobolowsky (Max).
La pellicola, presentata fuori concorso al 44o  Festival di Cannes, ha vinto un Oscar nel 1992 per la miglior sceneggiatura a Callie Khouri. Nel 2016 il film è stato scelto per la conservazione nel “National Film Registry” della Biblioteca del Congresso negli Stati Uniti.

LA TRAMA Arkansas. Louise, quarantenne cameriera in un fast food, ha una relazione insoddisfacente con Jimmy Lennox. Thelma, casalinga sulla soglia dei trent’anni, è la moglie trascurata di Darryl Dickerson, sessista e spesso fuori per lavoro. Per evadere da una routine ai limiti della sopportazione, le due amiche decidono di partire per un weekend in montagna a bordo di una vecchia Ford Thunderbird senza informare i rispettivi compagni. Quando Louise, in uno scatto d’ira per il ricordo di una violenza subìta in passato, uccide in un locale country western un uomo che cercava di violentare l’amica Thelma, quella che doveva essere una semplice vacanza si trasforma in una rocambolesca fuga, dalla polizia e dall’ F.B.I., verso il Messico.

ANALISI DEL FILM  L’azione parte lenta e mette subito in evidenza l’opprimente quotidianità in cui versano le due protagoniste della storia. Una più matura e con un trauma che ha segnato la sua esistenza ed un’altra che, nel corso del viaggio con l’amica, capisce di essere stata succube di un marito indegno. L’occasione di poter evadere per un breve istante da questo inferno si trasforma in una pericolosa quanto emozionante corsa verso la libertà. Attraverso una vera climax ascendente, fra disillusioni e colpi di testa emergono pian piano lati nascosti ed inaspettati proprio nella più ingenua delle due sventurate amiche. Non bastano il sincero sentimento di uno dei compagni, in antitesi con il marito violento, né l’impegno del poliziotto buono contro l’intransigenza dei federali, ad impedire l’estremo gesto che chiude la vicenda. Nella sua tragica disperazione, il salto a bordo della Thunderbird altro non è che una metafora, esaltata da un contesto ed un sottofondo suggestivi, della ricerca di riscatto contro un sistema ancora adesso pateticamente capace di giudicare e mortificare le donne.

IL CAST Ritenuta fra le migliori attrici della sua generazione, Susan Saradon vanta fra premi e riconoscimenti cinque candidature all’Oscar, di cui una in questo film ed uno vinto nel 1995, e si dimostra una convincente figura materna tormentata da un passato oscuro. Come ingenua e trascurata moglie in cerca di riscatto troviamo una bravissima Geena Davis che tre anni dopo aver vinto l’Oscar come “Miglior attrice non protagonista” (Turista per caso) riceve per questo ruolo una nomination alla statuetta “Miglior attrice protagonista”. Già diretto da Ridley Scott al suo esordio alla regia (I duellanti), Harvey Keitel, volto noto a Quentin Tarantino (Le Iene – Pulp Fiction), riesce ad essere perfetto tanto come cattivo (Sister Act) quanto come poliziotto buono che cerca fino all’ultimo di evitare una fine peggiore alle due sventurate fuggiasche. Nel ruolo di un cowboy ladro che seduce ed inganna Thelma troviamo un ventisettenne ed ancora sconosciuto Brad Pitt che inizia da qui la sua ascesa nel celluloide.

PIONIERE DEL SELFIE Nella famosa scena della partenza delle due amiche, con una vecchia Polaroid viene compiuto quello che molti, fra fotografi e cinefili, ritengono sia il primo esempio di selfie prima dell’avvento dello Smartphone. Un motivo in più per i giovani odierni tanto presi dall’autoscatto per riscoprire questo Classico del Cinema.

 

UN SALTO VERSO LA LIBERTÀ   Ridley Scott (Il gladiatore) rende al meglio l’emozione che suscita una scenografia mozzafiato perfettamente combinata con una colonna sonora suggestiva e non fa sconti nel delineare il sessismo maschile con tre figure: il marito di Thelma, il ragazzo che tenta di violentarla e il camionista provocatore. Quello della violenza sulle donne è un argomento tristemente attuale ed è indicativo di quanto indegni siamo di chiamarci uomini quando ci macchiamo di questo atto degradante. Nessuno più di una donna può testimoniare cosa vuol dire provare l’umiliazione più estrema, dentro e fuori dal corpo. Ed ancora più disumano è constatare come la Giustizia il più delle volte tenda ad evidenziare la provocazione incosciente della vittima anche prima di sancire la colpevolezza dello stupratore.

Due anime sventurate che trovano nell’amicizia e nell’apparente deviazione in atti criminosi il riscatto da una ‘normalità’ opprimente altro non sono che la metafora di un forte e più che legittimo diritto di vivere pateticamente represso dalla miopia di chi dovrebbe fare di tutto per garantire il bene della sua compagna. Un disperato desiderio di libertà che nessuno ha il diritto di schiacciare è il messaggio con cui va letto quello che forse è il più celebre salto verso la salvezza, esaltato dall’indescrivibile bellezza del Gran Canyon sulle note di Hans Zimmer (Thunderbird).

CLASSICO ON-THE-ROAD DA RISCOPRIRE.

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