“The Great Debaters”: il grido di Denzel Washington contro gli ostacoli razziali alla cultura

di Vittorio Paolino Pasciari

The Great Debaters – Il potere della parola (The Great Debaters) è un film di genere biopic-drammatico del 2007 diretto e interpretato da Denzel Washington. La pellicola racconta in forma romanzata la storia vera di Melvin B. Tolson, professore del Wiley College nello stato del Texas, ed ha un cast composto, oltre che da Denzel Washington (Melvin B. Tolson), da: Forest Whitaker (Dr. James Farmer Sr), Nate Parker (Henry Lowe), Jurnee Smollett (Samantha Booke), Denzel Whitaker (James Farmer Jr), Jermaine Williams (Hamilton Burgess), Gina Ravera (Ruth Tolson), John Heard (sceriffo Dozier), Kimberly Elise (Pearl Farmer), Devyn A. Tyler (Helen Farmer) e Trenton McClain Boyd (Nathaniel Farmer).

Prodotto con un budget di 15 milioni di dollari il film ha ottenuto un incasso di circa 30,2 milioni a livello internazionale risultando un buon successo al botteghino che ha ottenuto critiche positive su Metacritic (voto 65/100) e sul sito Imdb (voto 7,5/10). Fra i riconoscimenti sono da segnalare una nomination “miglior film drammatico” alla 65a edizione dei Golden Globe (2008), 4 NAACP Image Award (uno a Jurnee Smollett e due a Denzel Washington) e lo Stanley Kramer Award del 2007.

TRAMA Texas (USA) 1935. Il professor Melvin B. Tolson, dopo un’accurata selezione (da 360 studenti per sceglierne 45 ed arrivare infine a 4), sceglie i componenti del gruppo dei debaters: Henry Lowe, ragazzo colto ma dal carattere difficile che lo stesso docente ha salvato da un possibile omicidio in una rissa; Samantha Booke, unica e prima donna a partecipare all’esperienza; James Farmer Jr, quattordicenne figlio dell’illustre dottor James Farmer; Hamilton Burgess. Con questi quattro studenti Tolson forma la prima squadra della scuola ma il rapporto fra i giovani risulta già difficile quando Henry e James Jr si innamorano di Samantha e quest’ultima ricambia il più grande dei due. Gli allenamenti per il dibattito cominciano e Tolson fa subito sfoggio della sua cultura citando Willy Lynch, schiavista della Guerra di Secessione che ispirò il termine “linciaggio”. La prima sfida degli studenti è contro il famoso Paul Quinn College, anch’esso composto da soli afroamericani. In questo primo dibattito la squadra di Tolson ottiene la prima sudata vittoria con la citazione latina solitudinem faciunt, pacem appellant. Una inaspettata serie di vittorie porta la squadra a gareggiare con l’Università di Oklahoma ma proprio alla vigilia della sfida Hamilton Burgess abbandona la squadra per incomprensioni con le posizioni filo-socialiste di Tolson che possono procurargli ritorsioni. Ridotta a tre elementi, la squadra di studenti ottiene una nuova vittoria con Samantha che, nel suo primo dibattito ufficiale, racconta del sergente Crocker, ultimo soldato ucciso il 13 maggio 1865 nella guerra civile, e di altri eroi afroamericani terminando un sentito discorso sull’eguaglianza dei diritti per bianchi e neri. Nonostante le difficoltà interne al gruppo e gli ostacoli di una società ancora segnata dall’odio razziale e dal divario sociale, la squadra di Tolson riesce infine a confrontarsi con la squadra della prestigiosa Università di Harvard e, con un memorabile discorso tenuto dal più giovane del gruppo, ottiene un’insperata vittoria in un dibattito che segna un riscatto per tutti.

 

ANALISI Attraverso un’azione che procede veloce in un crescendo di emozioni lo spettatore viene direttamente coinvolto nel contesto storico di riferimento: una comunità, sociale prima ancora che culturale, che attraverso il dovere e l’istruzione lotta contro i pregiudizi razziali di un sistema bigotto per ottenere un meritato riscatto. Da un lato c’è un gruppo di giovani studenti dotati di grandi potenzialità e dall’altro un coraggioso e determinato docente che si impegna a far emergere il loro talento per crescere in una società ancora avvelenata da folli pregiudizi. Il carattere dei personaggi viene descritto con una schietta e suggestiva rappresentazione del contesto familiare e personale in perfetto equilibrio con i tormenti interiori della prima adolescenza e della prima fase adulta. La formazione in vista degli scontri a suon di dialoghi si alterna con la descrizione, cruda e tragicamente realistica, della questione razziale che, se risulta appena accennata nella prima metà della trama, verso la fine esplode in tutta la sua spietata crudeltà facendo emergere nuovi screzi che minano il rapporto nel consolidato gruppo di allievi promettenti. Il dramma che sembra portare alla sconfitta è solo l’ultimo, inevitabile ostacolo verso l’ultimo ed emozionante duello culturale che offre una lezione doppia, a personaggi e a spettatori, sull’ineguagliabile potere delle parole per contrastare l’ignoranza di una inciviltà ancora ferma al colore della pelle perché ha paura più delle vittime innocenti della sua ottusità.

REALTÀ E FINZIONE… L’istituto del Wiley College, situato nella città di Marshall in Texas, è stato fondato nel 1873 in onore del missionario e medico Isaac T. Wiley ed è una delle più grandi università storicamente afroamericane. Primo presidente di colore dell’istituto fu Isaiah B. Scott (1893-1896), sesto in ordine cronologico, cui seguì Matthew Winfred Dogan Senior (1896-1942) che ebbe fra i suoi alunni più celebri James Leonard Farmer Senior e Melvin Beaunorus Tolson.

Melvin B. Tolson

 

Il professore e poeta di fama mondiale Melvin Beaunorus Tolson (1898-1966) ebbe moltissimi onori fra cui quello di un centro museale a suo nome, il Melvin B. Tolson Black Heritage Center. Negli anni ’30 –’40 dell’ormai passato XX secolo agli studenti neri non era permesso gareggiare ufficialmente con altri college e nel 1935 presso l’istituto, tradizionalmente frequentato da neri, che lo aveva visto già come studente, Tolson creò con alcuni alunni il primo Debate Team (Gruppo di dibattito) della scuola e organizzò una serie di dibattiti con altri college ottenendo una celebre vittoria contro la prestigiosa università della California composta da soli bianchi. Fra gli allievi più celebri di Tolson ci fu James Leonard Farmer Jr (1920-1999) che sarà fra i capi del African-American Civil Rights Movement (Movimento afro-americano per i diritti civili), mentre suo padre James Leonard Farmer Senior (1886-1961) fu teologo e scrittore, primo afroamericano del Texas a riuscire ad ottenere un dottorato.

Molti sono i personaggi realmente esistiti e i fatti realmente accaduti nell’omaggio di Denzel Washington che però si concede delle licenze di natura fantasiosa sui nomi e sul reale svolgimento degli eventi. Samantha Booke in realtà è Herrietta Bell Wells, prima donna del gruppo del Wiley College e partecipò anche al primo Freedom Rides; Henry Lowe in realtà è Henry Heights mentre la reale identità di Hamilton Burgess oscilla fra Hamilton Boswell e Hobart Jarrett. La finale del torneo non si svolse contro la squadra di Harvard, ma contro quella dell’Università del Sud della California ed anche dopo la vittoria con i campioni in carica il gruppo di Wiley non poté mai fregiarsi del titolo di vincitori poiché agli afroamericani non fu permesso di partecipare ufficialmente ai dibattiti fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Denzel Washington

CONTRO RAZZISMO E INGIUSTIZIE L’ attore, regista e produttore cinematografico statunitense Denzel Hayes Washington (Mount Vernon, 28 dicembre 1954) è un pilastro della celluloide che abbiamo già segnalato su questa rubrica in un emozionante ed intrigante thriller in coppia con Angelina Jolie (Il collezionista di ossa, recensione qui). Ritenuto uno dei massimi interpreti nel mondo del cinema, la sua carriera vanta molti riconoscimenti fin dagli anni ’80 dell’ormai passato XX secolo. Spaziando brillantemente in contesti che variano dal biopic al thriller e dal drammatico alla commedia, fra gli attori preferiti di registi come Spike Lee (3 film), Antoine Fuqua (3 film) e Tony Scott (5 film), Denzel dà il meglio di sé con interpretazioni memorabili in prodotti emozionanti, suggestivi ed intriganti che prediligono temi come la lotta contro il razzismo e le ingiustizie subìte da riscattare e animi dannati o sventurati che sopravvivono alle crudeltà della vita.

Dopo il divorzio dei genitori, un appena undicenne Denzel viene mandato a studiare in collegio ed in seguito ottiene la laurea in teatro e giornalismo alla Fordham University di New York. La partecipazione ad una produzione teatrale negli anni scolastici gli apre le porte alla passione per la recitazione culminata nell’iscrizione all’American Conservatory Theater di San Francisco. Il 1977 è l’anno del debutto ufficiale come attore in un film per la televisione (Wilma) mentre quello cinematografico arriva nel 1981 (Il pollo si mangia con le mani).

La svolta avviene l’anno successivo: con il ruolo del dottor Philip Chandler nella serie televisiva A cuore aperto (1982-1988) è fra i pochi attori afroamericani ad apparire per tutto lo show. Se si escludono altre produzioni direct-to-home, il primo ruolo fondamentale sul grande schermo è quello dell’attivista politico sudafricano Stephen Biko nel biopic diretto da Richard Attenborough (Grido di libertà, 1987) che gli vale la prima nomination “miglior attore non protagonista” agli Oscar. Con l’interpretazione di un soldato afroamericano ed ex-schiavo (Glory-Uomini di gloria) diventa nel 1990 – 26 anni dopo Sidney Poitiers – il primo attore nero a vincere l’Oscar “miglior attore non protagonista”.

Fra i ruoli più acclamati dalla critica c’è quello del celebre attivista per i diritti degli afroamericani nell’omaggio di Spike Lee (Malcom X, 1992) cui seguono l’avvocato di un giovane uomo gay affetto da AIDS in un dramma giudiziario diretto da Jonathan Demme (Philadelphia, 1993). A questo periodo appartengono dei thriller di successo: Il rapporto Pelican (1993), Allarme Rosso (1995) di Tony Scott, Il coraggio della verità (1996) dove affianca Meg Ryan.  La possibilità di collaborare con star indiscusse di fine XX secolo è data nel drammatico Uno sguardo dal cielo (1996) con Whitney Houston e nel dramma a sfondo terroristico Attacco al potere (1998) con Bruce Willis. Ulteriore prova premiata con la nomination “miglior attore” agli Oscar, l’Orso d’argento al Festival di Berlino e il Golden Globe “miglior attore protagonista” è l’omaggio al pugile Rubin Carter nel biopic diretto da Norman Jewison (Hurricane-Il grido dell’innocenza, 1999).

Nel secondo millennio per Denzel non si spegne il tema del riscatto in un’America consumata dall’odio razzista (Il sapore della vittoria, 2000) e nel 2002 con una memorabile interpretazione diretta da Antoine Fuqua (Training Day) arriva la consacrazione dell’Oscar “miglior attore protagonista”. Dello stesso anno è il debutto dietro la macchina da presa (Antwone FisherThe Debaters-Il potere della parola) mentre prosegue la carriera di attore con titoli che spaziano fra azione, drammatico, thriller e fantascienza (Man of Fire-Il fuoco della vendetta, 2004 – Inside Man, 2006 – Dejà vu-Corsa contro il tempo, 2006 – American Gangster, 2007 – Pelham 123-Ostaggi in metropolitana, 2009 – Codice Genesi, 2010).

Dopo aver girato l’ultimo film con Tony Scott (Unstoppable-Fuori Controllo, 2010) l’attore si prende un periodo di pausa dal set. La sesta nomination agli Oscar e l’ottava ai Golden Globe nel 2012 (Flight) e l’adattamento fumettistico di Baltasar Kormákur (Cani sciolti) nel 2013 segnano il ritorno in grande stile di Denzel come attore. Altre due pellicole con Antoine Fuqua sono nel 2014 un thriller-action (The Equalizer-Il vendicatore) e nel 2016 il remake di un classico western del 1960 (I magnifici sette). Altre tre nomination agli Oscar arrivano, rispettivamente come regista-attore e come solo attore, in un nuovo dramma contro il razzismo (“miglior film” e “miglior attore protagonista” = Barriere) e nel 2017 in un thriller a sfondo giudiziario (“miglior attore protagonista” = End of Justice-Nessuno è innocente). Nel 2018 Antoine Fuqua lo dirige nuovamente nel primo sequel della sua carriera (The Equalizer 2) mentre del 2021 sono il noir Fino all’ultimo indizio di John Lee Hancock e la regia del biopic a sfondo bellicoso Le parole che voglio dirti. Nel 2022 con la sua interpretazione nell’adattamento shakespeariano di Joel Coen (Macbeth) Washington ottiene la sua decima nomination “miglior attore” agli Oscar.

Sposato dal 1983 con Paulette Pearson, conosciuta sul set di Wilma, Denzel Washington è padre di quattro figli ed all’attività in teatro, televisione e cinema affianca quella di devoto cristiano che in passato ha considerato la possibilità di diventare pastore: legge – sue parole testuali – quotidianamente la Bibbia e nel 1995 ha devoluto 2,5 milioni di dollari per finanziare la costruzione a Los Angeles della New West Angeles Church of God in Christ Facility.

Chi è il giudice? Il Giudice è Dio.

Perché Dio? Perché è Lui che decide chi vince e chi perde,

non il mio avversario.

Chi è il tuo avversario? Non esiste avversario.

Perché il tuo avversario non esiste?

Perché è solo una voce che dissente dalla verità”.

Denzel Washington, pilastro della celluloide consacrato in una lunga e proficua carriera da 2 Oscar, 3 Golden Globe e un Tony Award, nel biopic che lo vede per la seconda volta nel ruolo di attore-regista offre un prodotto in cui storia e finzione risultano perfettamente bilanciati nell’intento di offrire un quadro che, se rispetta solo una parte della storia vera, allo stesso tempo ne riscrive in modo romanzato lo svolgimento per concentrarsi sui caratteri e soprattutto sui tormenti interiori dei protagonisti ma mantenendosi fedele al messaggio intrinseco di storia e trasposizione.

L’istruzione dà riscatto e libertà in una società che ancora soffre di cieca ignoranza di fronte al legittimo diritto di sapere che non guarda al colore della pelle. Mai come adesso che ancora si sentono le grida di vittime innocenti della patetica e folle ignoranza – quando i carnefici indossano indegnamente il distintivo della legge – di una inciviltà in degrado totale che si nutre di paura ed è avvelenata dal demone-danaro, la speranza offerta dalla cultura che ancora sopravvive nelle sue molteplici forme – parole in formato pagine e celluloide in questo caso – è una via di uscita per sopravvivere finché ancora non si è consumati dalla disperazione e dalla depressione più letali di qualunque virus pandemico.

DA VEDERE.

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