Milioni di morti, interi Paesi devastati: la Seconda Guerra Mondiale ha stravolto per sempre il mondo. Ogni 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria per ricordare l’orrore di quella guerra e della follia dell’Olocausto che costò la vita a milioni di ebrei. Tra di essi, purtroppo, anche almeno 1 milione e mezzo di bambini, innocenti e indifesi, per nulla risparmiati dalla rabbia nazista. I bambini “impuri” vennero espulsi dalle scuole, dalle attività sportive e da quelle ricreative, additati come elementi estranei alla società.
Privati dei diritti, vennero poi anche privati delle libertà e rinchiusi nei ghetti. Proprio qui i primi bambini cominciarono a morire, colpiti dagli stenti e dalla fame che imperversavano in quei quartieri carceri. Il più famoso dei ghetti è quello di Varsavia, in Polonia: 400.000 ebrei (di cui 100.000 bambini) chiusi in un’area di 3.4 km quadrati, dove si stima che in ogni stanza vivessero in media 7 persone.
Con lo scoppio della guerra (1939) la situazione si aggravò ulteriormente. I primi bambini ad essere uccisi furono i minori disabili, non solo ebrei, eliminati nel programma di eutanasia Aktion T4. Il tutto faceva parte di un ben più esteso programma che voleva “arianizzare e purificare la specie” pianificato per purificare la razza. In questa prima fase perirono quasi 7.000 minori considerati “non perfetti”, spesso affetti da malattie genetiche o mentali.
Il passo successivo fu la segregazione nei campi di concentramento. I bambini che non potevano lavorare (di solito under 13) venivano direttamente uccisi col gas nelle docce assieme agli anziani, quelli che invece si salvavano venivano spesso usati come cavie in esperimenti scientifici. I più famosi sono quelli portati avanti dal dottor Mengele ad Auschwitz: circa 3.000 bambini, soprattutto gemelli, usati come cavie per i suoi studi, spesso destinati poi alla morte (ne sopravvissero 200).
Poteva anche succedere che, in zone come quelle della Polonia e dell’Unione Sovietica occupate, i bambini venissero rapiti e trasferiti in Germania per essere adottati da famiglie che erano ritenute adeguate per la razza che si voleva proteggere e purificare. Non era essenziale rifarsi a dogmi scientifici, spesso bastava avere gli occhi azzurri e i capelli biondi per andare in adozione. Altre sorti potevano avere invece i figli nati da rapporti sessuali (spesso forzati) con donne ebree: se veniva deciso che l’unione fosse adeguata per la specie, i bambini potevano avere una regolare vita, in caso contrario le donne venivano costrette ad abortire o a partorire in condizioni tali da garantire la morte del neonato.
A migliaia, in ogni caso, furono anche i bambini non ebrei a morire, tra cui quelli di etnia “zingara” o quelli che semplicemente furono vittime delle rappresaglie dei militari tedeschi. Rom, sinti, omosessuali, disabili, anziani, donne, uomini e bambini. Tutti furono coinvolti dalla furia omicida del Partito Nazista che non ebbe pietà neanche per i più indifesi. Oggi questo si ricorda, questo bisogna imprimere nella mente per far sì che non accada, che la follia non prenda il sopravvento sull’umanità.