Nella serata del 2 settembre sono stati esplosi dei colpi di arma da fuoco contro la casa che era di don Peppino Diana, prete anticamorra di Casal di Principe ucciso proprio dai clan. A riferirlo è il sindaco di Casale, Renato Natale: “Dopo una giornata convulsa e faticosa, sono stato avvisato che alcuni proiettili erano stati sparati verso le finestre di Casa don Diana. Sono andato immediatamente sul posto. L’episodio, che immediatamente qualcuna definisce una ragazzata, è di estrema gravità. Casa don Diana è simbolo dei processi di riscatto di questa città; prima la mostra degli Uffizi, a dare il segno della rinascita, e poi le centinaia di iniziative per la legalità, ma anche per la cultura, per i giovani. Quel luogo è oramai punto stabile di riferimento di decine di organizzazioni sociali. Certo può essere stato il gesto di qualche ragazzo desideroso di fare solo un po’ di danno, ma questo non sminuisce la gravità del gesto. Sul posto c’erano già i carabinieri a svolgere le loro indagini e sono sicuro che la loro professionalità porterà in tempi rapidi a risultati e sapremo chi è l’autore dello gesto. Intanto però facciamo sentire agli amici del Comitato don Diana la nostra vicinanza e l’invito a continuare tranquillamente e con serenità la loro azione“.
“I colpi contro Casa don Diana non serviranno certamente a fermare l’instancabile impegno del Comitato don Peppe Diana, di Libera e di tutta la rete di associazioni e cooperative sociali che ruota intorno al Bene Liberato dalla camorra intitolato al sacerdote assassinato nella sua chiesa il 19 marzo 1994 – ha affermato il Comitato don Peppe Diana – Siamo sicuri, però, che chi ha voluto e organizzato un’azione così eclatante questo lo sappia bene. E allora chiedersi il perché di questo attacco, proprio adesso e proprio a Casa don Diana, diventa un obbligo per chiunque abbia a cuore le sorti di questo territorio, attraversato negli ultimi anni da un fortissimo anelito di liberazione dall’endemico dominio della camorra che ha portato a smantellare le strutture armate dei clan riducendone ai minimi termini la capacità di incidere e condizionare la vita, l’economia, la crescita. Avremo alta la guardia ma saremo sereni nel lavoro“.
“In questa casa, la paura non è di casa. Colpi d’arma da fuoco contro Casa Don Diana, a Casal di Principe. Non avevamo dubbi che i quattro colpi di pistola sparati contro il bene confiscato alla camorra non fermeranno la battaglia per liberare quelle terre dalla dittatura della camorra perché, anche negli anni del terrore, hanno resistito donne e uomini alla prepotenza e alla violenza criminale. Attorno alla figura e al sacrificio di don Peppe Diana, il parroco ucciso dalla camorra, è nato e cresciuto il seme della bellezza e del riscatto. Noi siamo tutti casalesi e la camorra è una montagna di merda”. Lo afferma in una nota il senatore Sandro Ruotolo del Gruppo Misto.