Sleepers è un film di genere biopic-drammatico-thriller del 1996 diretto, prodotto e sceneggiato da Barry Levinson e tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Lorenzo Carcaterra. Il cast è formato dai giovani attori Joseph Perrino (Lorenzo “Shakes” Carcaterra), Brad Renfro (Michael Sullivan), Geoffrey Wigdor (John Reilly) e Jonathan Tucker (Tommy Cohen Marcano) che affiancano gli attori affermati Jason Patric (“Shakes”-adulto), Brad Pitt (Michael-adulto), Ron Eldard (John-adulto), Billy Crudup (Tommy-adulto), Robert De Niro (padre Roberto “Bobby” Carillo), Vittorio Gassman (King Benny), Dustin Hoffman (avvocato Danny Snyder), Kevin Bacon (Sean Nokes), Terry Kinney (Ralph Ferguson), Lennie Loftin (Adam Styler), Jeffrey Donovan (Henry Addison), Minnie Driver (Carol Martinez), Bruno Kirby (padre di Lorenzo), Sean Patrick Reilly (King Benny da giovane), Danny Mastrogiorgio (detective Nick Davenport), Frank Medrano (Ciccio Mancho), Aida Turturro (signora Salinas), Wendell Pierce (piccolo Cesare), Eugene Byrd (Rizzo), James Pickens Jr (Marlboro), Ben Hammer (giudice Weisman), George Georgiadis (venditore di Hot Dog), Dash Mihok (K.C.), Angela Rago (madre di Lorenzo), Peter Rini (detective Frank Magcicco), John Slattery (prof. Fred Carlson) e Pasquale Cajano (vecchio che spara nel vicolo).
Prodotto con un budget di 44 milioni di dollari, la pellicola ha ottenuto un incasso totale di 165,6 milioni in tutto il mondo risultando un successo al botteghino mentre la critica si divide fra chi solleva dubbi sulla natura autobiografica del libro di Carcaterra e preferisce classificare l’opera come esempio riuscito di opera romanzesca della vendetta e chi, fra autorità giudiziarie americane, smentisce che i fatti narrati possano realmente essere avvenuti.
Fra i riconoscimenti si segnalano una nomination agli Oscar 1997 (miglior colonna sonora drammatica) e due candidature al Young Artist Award dello stesso anno (miglior attore giovane a Joseph Perrino – miglior attore giovane non protagonista a Geoffrey Wigdor).
TRAMA New York, 1967. Lorenzo Carcaterra, soprannominato “Shakes”, Michael Sullivan, John Reilly e Tommy Cohen Marcano sono quattro amici adolescenti che vivono ad Hell’s Kitchen, quartiere piuttosto malfamato di Manhattan. I ragazzi vivono una realtà sociale con codici di comportamento dettati dalla malavita e sopportano situazioni familiari davvero molto difficili, trovando conforto solo nell’unione della loro amicizia e nell’ambiente che li protegge e che non tollera sgarri nei confronti degli abitanti della zona. Le uniche persone ad interagire con i quattro amici sono Carol Martinez, una ragazza di origini portoricane e irlandesi, e padre Roberto Carrillo, un prete con un passato da delinquente per il quale tre dei giovani amici servono messa e per i quali fa da figura paterna, tenendo d’occhio i loro comportamenti. Nonostante i consigli del parroco, i quatto amici vogliono guadagnare soldi facili e iniziano a fare delle piccole commissioni per King Benny, anziano ex-sicario della mala ed ora boss locale. La spericolata spensieratezza dei quattro amici viene tragicamente interrotta in una torrida giornata d’estate quando, nel tentativo di rubare un pesante carrello degli hotdog, i ragazzi feriscono accidentalmente un passeggero che stava uscendo dalla metropolitana che finisce in coma all’ospedale. Questa bravata costa ai giovani una condanna – 18 mesi per Tommy, Michael e John, 12 mesi per Shakes – da scontare al riformatorio maschile Wilkinson dove vengono reclusi nel braccio sorvegliato da quattro secondini comandati dal sadico Sean Nokes. La reclusione si rivela un trauma che segnerà per sempre i quattro amici: per tutta la durata della loro detenzione vengono resi oggetto di violenze fisiche e abusi sessuali da parte dei quattro secondini.
New York, 1981. La notte del 1° novembre John e Tommy, diventati nel frattempo killer professionisti e tossicodipendenti, mentre cenano in una tavola calda riconoscono fra gli avventori il loro carceriere Nokes, ora guardia di sicurezza privata. Animati da un redivivo desiderio di vendetta, i due killer si confrontano con l’ex-secondino e lo uccidono a colpi di pistola di fronte a dei testimoni. Il processo per omicidio volontario a carico dei due killer viene assegnato a Michael, ora divenuto sostituto procuratore distrettuale, che informa della cosa Shakes, impiegato alle rubriche in un quotidiano. Il piano di Michael, che negli anni ha seguito i sorveglianti che li abusarono, è in realtà quello di far assolvere i suoi vecchi amici, far emergere la verità sugli abusi subìti ai tempi del riformatorio e vendicarsi di chi segnò per sempre la vita sua e dei suoi amici.
“È lecito non vendicarsi? Non vendicarsi avvelena l’animo almeno quanto vendicarsi, se non di più“.
(Emil Cioran)
ANALISI L’azione scorre lenta in un contesto che fin dall’inizio appare schietto e crudo agli occhi dello spettatore. La trama si può dividere in due momenti, corrispondenti più o meno alle due metà della durata totale del film. Prima viene descritta l’adolescenza in un quartiere dove la giustizia personale e la corruzione dominano sotto gli occhi dei giovani protagonisti, figli di situazioni familiari ai limiti del supplizio, che non trovano altro sostegno che l’amicizia spensierata forgiata da origini comuni unita ai consigli del prete che non nasconde il suo oscuro passato. La spensieratezza a stretto contatto con la criminalità di quartiere finisce inevitabilmente per condurre i giovani verso il tragico gesto che segna per sempre la loro vita ponendo tragicamente fine all’adolescenza. Il passaggio all’età adulta è un trauma che viene descritto con spietato realismo che fin troppo schiettamente vuole mettere a nudo la corruzione e la malvagità di chi dovrebbe provvedere alla riabilitazione degli sventurati giovani galeotti.
La seconda parte, l’età adulta, mostra quanto il legame di amicizia può resistere nonostante le diverse strade intraprese fuori dall’inferno fatto di sbarre. Il desiderio di vendetta coincide con quello di una giustizia ormai ritenuta perduta e il processo che chiude i conti in sospeso con il passato spietato ha il sapore di un lieto fine amaro. Interpretazioni impeccabili ed una regia che sfrutta al meglio la tensione ed i primi piani offrono una dura lezione su quanto difficile sia comprendere, prima ancora di giudicare e condannare, il naturale impulso generato da traumi mai dimenticati a confondere giustizia e vendetta in una società dominata dalla corruzione che invece di sanare le profonde crepe del sistema preferisce voltare la faccia di fronte ad atrocità subìte da anime innocenti e sventurate.
DALLE PAGINE Lo scrittore italo-americano Lorenzo Carcaterra (New York, 16 ottobre 1954) è figlio di immigrati italiani originari dell’isola d’Ischia e crebbe con un padre violento che diventò soggetto del suo primo libro autobiografico, A Safe Place: the True Story of a Father, a Son, a Murder (1993). Il libro che ispira il film di Levinson è ambientato nello stesso quartiere – Hell’s Kitchen di Manhattan (New York) – dove l’autore è cresciuto. Il libro, pubblicato nel 1996 resta il più famoso di Carcaterra ed in Italia ha avuto una sola edizione in quello stesso anno pubblicata da Rizzoli e tradotta da Raffaele Petrillo.
Il termine Sleepers (lett. “quelli che dormono”) in slang americano ha vari significati e può indicare i ragazzi dei riformatori con un probabile futuro da delinquenti. Nella versione italiana del libro il termine viene usato dal narratore per indicare le persone che in passato sono state recluse nei riformatori.
Barry Levinson
… ALLA CELLULOIDE Il regista, attore, sceneggiatore e produttore cinematografico e televisivo statunitense Barry Levinson (Baltimora, 6 aprile 1942) nasce da una famiglia ebraica di origini russe, il padre gestisce un negozio di elettrodomestici e la madre è casalinga. Dopo la laurea all’Università di Washington si trasferisce a Los Angeles dove muove i primi passi nel mondo dello spettacolo come attore e autore di commedie per teatro e televisione. Tra suoi film più celebri si segnalano a cavallo fra gli anni ’80 e ’90 drammi e commedie che vantano cast stellari divenuti, fra alti e bassi, dei cult: Il migliore (1984) con Robert Redford, Glenn Close, Robert Duvall e Kim Basinger; Good morning Vietnam (1987) e Toys – Giocattoli (1992) con Robin Williams; Rivelazioni (1994) con Michael Douglas e Demi Moore; e Sesso & Potere (1997) con Dustin Hoffman e Robert De Niro. La consacrazione con l’Oscar “miglior regista” arriva con Rain Man – L’uomo della pioggia (1988) dove un ineguagliabile Dustin Hoffman assieme al sempre sfrontato e bravissimo Tom Cruise, in unione alla meravigliosa Valeria Golino, offre una commovente lezione di amore fraterno.
Con l’adattamento del controverso romanzo di Carcaterra il regista di Baltimora mette in scena un dramma che, in 3 blocchi – o meglio ancora atti – strizza l’occhio ad Edmond Dantès (più volte citato al centro e alla fine della vicenda) ma offrendo un ritratto se possibile ancora più cupo di un’amicizia nata nei bassifondi oltre la linea della legalità, segnata tragicamente da una punizione traumatica e alla fine forgiata dalla dannazione in conseguenza di una vendetta ottenuta corrompendo la giustizia e perfino la fede. Le interpretazioni di giovani attori e di star affermate, unite alla lenta descrizione di un contesto cupo anche quando c’è luce, sono impeccabili nell’offrire allo spettatore un ritratto degno dei classici del thriller e noir.
“Questa è la storia di un’amicizia che va oltre i legami di sangue”.
REALTÀ O FINZIONE ? I dubbi avanzati dai critici sulla natura autobiografica del romanzo di Carcaterra – che se ammette di aver cambiato nomi, date e luoghi, tuttavia conferma la veridicità dei fatti narrati – e la smentita ufficiale delle autorità del Dipartimento Carceri Minorili degli USA e della Procura di New York sugli abusi subìti nei riformatori, rendono libro e film opere di controversa natura che, al di là di ogni possibile discussione destinata ad arenarsi in congetture senza fine (Dio solo sa quanti sono gli scheletri nell’armadio di ogni singola branca del sistema civile), destano delle riflessioni per un occhio attento alla realtà che non si lascia deviare da apparenze – sociali, statali, morali – da salvare fin passando sulla pelle di animi innocenti o dannati che vanno riabilitati e non emarginati.
La vendetta e la giustizia sono elementi della vita umana separati da una linea sottile che può essere facilmente superata facendo finire l’uno nell’altro, in particolare se le circostanze sono traumatizzanti come quelle descritte nel film e nel libro qui presentati. Ovviamente, chi non ci è passato non può neanche permettersi di credere di sapere ciò che provano le vittime della crudeltà che – inutile bendarsi gli occhi, in particolare in questo squallido presente! – esiste in ogni branca del nostro animo segnato da una società che preferisce sempre un’apparenza che nasconde i suoi letali difetti.
E quando si sentono ancora i nomi di vite violate in età non ancora oltre i banchi di scuola o stroncate prima ancora di fiorire dalla follia di un degrado totale, allora non si può che comprendere – prima ancora di compiangere – il desiderio di giustizia dei quattro protagonisti che, consapevoli di essere prossimi alla dannazione, difendono fino all’ultimo l’amicizia che in un mondo spietato è rimasta l’unica forza che ha permesso loro di sopravvivere ai traumi di una giovinezza e di un’intera vita finite fra le sbarre del loro calvario.
PER CHI ACCETTA DI VEDERE E SUPERA IL MALE CHE ESISTE.