Più di 80mila contagiati e 3mila morti. Il coronavirus ha coinvolto tutto il mondo, unendolo in una grande emergenza sanitaria, puntualmente raccontata da tutti i media. Il nuovo coronavirus (o Covid-19 o Polmonite di Wuhan) ha monopolizzato il racconto mediatico mondiale, eppure le questioni che tenevano banco un mese fa sono ancora quantomai attuali e, in certi casi, addirittura peggiorate.
È per l’appunto il caso della Siria, falcidiata da un conflitto che nell’ultimo mese ha letteralmente messo in ginocchio l’area di Idlib. Due settimane fa i bombardamenti avevano mietuto 40 morti in sole 48 ore (per metà erano bambini). Negli ultimi 30 giorni i bombardamenti indiscriminati su postazioni civili sono aumentati. A denunciarlo è soprattutto Medici Senza Frontiere che racconta di decine di feriti gravi, anche con mutilazione, ogni giorno, oltre ai morti che continuano ad aumentare. Dall’inizio del conflitto sono morti circa 130 giornalisti e operatori dell’informazione, centinaia di migliaia invece le persone accampate in tende di fortuna o in fuga da città che ormai sono rese spettri dalle bombe.
Da una parte il Governo di Assad, sostenuto dalla Russia, dall’altro il fronte dei ribelli, sostenuto dalla Turchia. Nessun accordo tra i due grandi stati euroasiatici, uno strappo che si è fatto sentire subito in maniera importante. 4mila profughi hanno tentato di entrare in territorio dell’Unione Europea attraverso il varco aperto dalla Turchia con la Grecia ma proprio i greci hanno chiuso i confini rispondendo con i lacrimogeni. Lo scenario potrebbe essere quello di una nuova crisi che, aggiunta a quella sanitaria, altererebbe i già fragili equilibri ad Est. Le bombe, nel frattempo, continuano a cadere in Siria e civili innocenti continuano a morire. Una vera e propria tragedia umanitaria.