L’ennesima vittima della cosiddetta “Sindrome dei Balcani”, la 321esima vittima secondo le stime dell’Osservatorio Militare, è Gianluca Danise. Il 43enne militare di origini napoletane è venuto a mancare la sera del 22 Dicembre in un ospedale veronese dove era ricoverato, dopo anni di lotta contro un tumore alla rinofaringe, una delle diverse manifestazioni cancerogene degli effetti dell’uranio impoverito. Veterano di numerose missioni all’estero, tra cui Kosovo, Albania, Eritrea, Afghanistan, Iraq nella quale tra l’altro si era ritrovato a Nasṣiriya per ricomporre i corpi dilaniati dei colleghi rimasti vittime del tristemente noto attentato, il maresciallo dell’aereonautica non è riuscito a superare la missione più difficile che dal 2010 lo vedeva alle prese con la malattia. Il dramma della famiglia Danise è quello che colpisce tutte le famiglie dei nostri militari che, impegnati in missione nei Balcani negli anni ’90, si sono ritrovati a contatto con l’uranio impoverito privi delle adeguate protezioni, a causa di inefficienze e disattenzioni da parte dei loro superiori. In diverse interviste, il maresciallo Danise aveva ricordato come all’epoca si notasse la differenza di attrezzature protettive tra italiani e statunitensi, chiedendosi il perché di cosi tante precauzioni da parte dei soldati americani. E’ riguardo tali responsabilità, che già in passato sono state al centro del dibattito politico, si è espresso Beppe Grillo sul suo blog, riportando la denuncia dell’avvocato Leggiero, rappresentante dell’Osservatorio Militare, il quale ha lamentato l’iniquo trattamento subito dalla famiglia Danise da parte dell’INPS e del governo, che a quanto pare non avevano ancora provveduto a liquidare i dovuti trattamenti pensionistici e di TFR. A tal riguardo, appena sei mesi fa il parlamento ha deciso la costituzione di una nuova commissione di inchiesta che, a differenza delle precedenti già esauritesi in precedenti legislature, dovrebbe occuparsi non solo delle vittime, ma anche di coloro che risultano oggi essere malati a causa del contatto incauto con sostanze cancerogene, sperando che i tempi questa volta siano decisamente più rapidi di quanto avvenuto finora.
di Marco Sigillo