A segnare una settimana politica relativamente “politica” è stata la decisione di Matteo Renzi di lasciare il PD.
L’ex segretario del partito ha deciso di fondare un proprio gruppo parlamentare, Italia Viva. La decisione era nell’aria, a nulla sono serviti gli inviti degli altri esponenti PD. I fedeli a Renzi sarebbero una quarantina, quasi tutti provenienti dal Partito Democratico. Si uniscono al nuovo gruppo anche parlamentari provenienti da Forza Italia (1), Socialisti (1) e Civica Popolare (1). Risulta al momento difficile pronosticare il futuro di questa nuova formazione, probabilmente Renzi prova a spostarsi verso il centro, lasciato vuoto dalla scomparsa di alcuni partiti storici e dal lento declino di Forza Italia. I primi sondaggi danno Italia Viva tra il 5 e il 6%, ma appare prematuro esporsi su eventuali risultati elettorali. Renzi, in ogni caso, ha confermato il sostegno a questo Governo. Sarebbe ai limiti dell’assurdo il contrario, essendo stato proprio l’ex premier tra i sostenitori dell’intesa PD-M5S in sostegno al Conte bis.
Nel PD nel frattempo confluisce l’ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin: Zingaretti ha sottolineato la vocazione pluralista e maggioritaria del partito.
Se da una parte il PD perde pezzi, dall’altro trova l’accordo con il Movimento per le elezioni regionali in Umbria. Un accordo impensabile solo poche settimane fa e che oggi ha trovato anche l’approvazione sulla piattaforma Rousseau. Più del 60% dei votanti ha votato a favore della proposta del leader Di Maio di sostenere un candidato comune, un accordo contro il populismo e la destra. Proprio nelle ultime ore il candidato comune è stato individuato in Vincenzo Bianconi. L’imprenditore, presidente degli albergatori umbri, è alla sua prima esperienza in politica e ha il sostegno di numerose realtà civiche.
Non si è fatta attendere la risposta dell’opposizione. Salvini ha commentato la scelta di PD e M5S come “una presa in giro agli italiani” e ha auspicato una vittoria del centrodestra alla regione. Mentre sul piano nazionale continuano le proposte leghiste contrarie alla nostra Costituzione: un referendum per una legge elettorale totalmente maggioritaria e l’elezione diretta del Capo dello Stato.