L’esame scolastico di terza media rappresenta sicuramente una tappa importante nella vita di ogni preadolescente, un primo “mettersi in gioco”. Ad Alessandro (nome di fantasia) non erano tanto chiare le modalità di svolgimento dell’esame. Non sapeva di dover anche sostenere tutta una serie di prove scritte. Durante la prima prova di italiano di un istituto scolastico di Parma il suo banco quindi resta vuoto. Gli insegnanti e i compagni di classe preoccupati gli inviano un messaggio su WhatsApp, al quale non segue nessuna visualizzazione e nessuna risposta. Si attiva allora la segreteria che da protocollo tenta di contattare la famiglia con delle chiamate, ma nessuno risponde. Non c’è altro da fare, è stato fatto tutto quello che si poteva fare. Eppure, il preside dell’istituto non si da per vinto. Ignora la burocrazia e tutto l’iter, prende la sua auto e si reca direttamente a casa del ragazzo, dove è lui stesso ad aprirgli la porta, ancora in pigiama.
“Giuro che non lo sapevo! Credevo che ci fosse solo la parte orale dell’esame. Mi vesto subito e arrivo!”: dice il ragazzino di fronte alla notizia che quella mattina avrebbe dovuto presentarsi a sostenere la prova di Italiano.
“I docenti avevano spiegato più volte come sarebbe stato strutturato l’esame indicando chiaramente le date delle prove, ma Alessandro, che è un ragazzo intelligente e in gamba, non sempre è sintonizzato sulla scuola come priorità. Quando però ha capito che era il giorno d’esame, è venuto volentieri, oltre che di corsa”: aggiunge il dirigente scolastico.
Se non si fosse presentato molto probabilmente sarebbe stato bocciato e avrebbe perso l’anno scolastico, poichè solo per assenze giustificate da motivi seri si può accedere alle prove suppletive, non di certo perché un alunno è rimasto a letto a casa. In Italia, con un tasso alto di abbandono scolastico, sarebbe stata l’ennesima sconfitta.
L’atteggiamento di questo preside dovrebbe essere di esempio per tutti, ha avuto premura di fare di tutto per far sostenere l’esame ad un suo allievo, non ha permesso di far perdere l’anno ad Alessandro. Per svolgere questo mestiere e tanti altri è necessario non attenersi troppo alle regole, avere una spiccata umanità e tanto buon senso. Ha fatto qualcosa che non c’è scritto in nessun manuale, in nessuna procedura, che non fa parte della prassi. Ha ragionato di testa, ma anche di cuore.
E’ questa la scuola che ci piace, quella che è davvero una seconda famiglia, quella che da l’esempio di come comportarsi in certe situazioni e di come si diventa brave persone, quella che ti insegna a rispettare le regole, ma anche a capire quando è giusto fare un passo fuori da quei confini.