La storia di Paolino da Nola è emblematica per il significato religioso ed è quantomai attuale. All’anagrafe Ponzio Anicio Meropio Paolino, originario dell’Aquitania, discendente di ricca famiglia patrizia romana, da governatore romano della Campania a schiavo africano, è patrono dei campanari e dei giardinieri napoletani.
Oggi San Paolino è compatrono della Campania assieme a San Gennaro. Quando, intorno al 390, si convertì al Cristianesimo, battezzandosi e seguendo l’esempio della sua consorte Therasia, aveva all’incirca 35 anni. Lasciò l’incarico imperiale che aveva e decise di trasferirsi a Nola per insediarsi presso il sepolcro di San Felice, martire delle persecuzioni cristiane da parte dei Romani; seguì così l’esempio di San Felice ritirandosi in vita ascetica con la consorte e alcuni amici.
Quando Alarico I, re dei Visigoti, entrò in Roma e la saccheggiò non risparmiò neanche Nola. Molti nolani, secondo la storia che date le non grandi documentazioni dell’epoca diviene a volte leggenda, rimasero prigionieri dei Visigoti. L’Impero Romano e i suoi protettorati erano al tempo sotto l’attacco delle invasioni barbariche. Leggenda e storiografia religiosa narrano che il vescovo Paolino vendette i suoi averi per riscattare tutti i nolani fatti prigionieri e, quando per riscattare l’unico figlio di una vedova non ebbe più nulla, si offrì prigioniero in Africa.
Il ritorno dall’Africa e l’approdo sulla spiaggia di Torre Annunziata (la zona era chiamata Oplonti) di Paolino e dei nolani riscattati fu accolto dai cittadini di Nola, riuniti nelle classiche corporazioni che si ricordano oggi, che portavano e sventolavano mazzi di fiori, ovvero i “primi” gigli. Paolino da Nola morì nel 431 a.C., un anno dopo l’amico Sant’Agostino con cui ebbe rapporti epistolari. Sulla sua conversione al cristianesimo un altro filone lo vede condizionato sulla via della conversione proprio dal giovane Agostino di Ippona e dal vescovo Ambrogio di Milano.
Paolino ha lasciato una trentina di componimenti poetici di varia lunghezza, quattordici Carmina Natalicia, composti anno per anno per la festa di San Felice nel giorno del suo martirio, ed infine un epistolario di cinquantuno lettere, scritte dopo la conversione e destinate alle varie personalità del mondo religioso del tempo.
L’attualità della vicenda di Paolino sta nel significato dell’accoglienza verso il prossimo, straniero o meno; un’accoglienza che è testimoniata proprio dal simbolo della barca. D’altronde, anche la sua stessa vicenda privata di un funzionario imperiale sposato con una cristiana e convertitosi, a sua volta, rende unico il suo martirio, in un’epoca che non molto dopo vedrà la Chiesa imporsi per secoli con guerre e crociate ideologiche contro il libero pensiero.
Un significato di umanità e accoglienza da ricordare, prima ancora del mero significato religioso-tradizionale o, peggio ancora, di burbera competizione di festa.