Risale a pochi giorni fa – 28 febbraio – l’ennesimo capitolo dell’affaire Polański, conclusosi con un colpo di scena alla cerimonia dei César 2020, l’equivalente francese degli Oscar (o dei David di Donatello in Italia). Il premio alla miglior regia è andato a Roman Polański per il suo ultimo lavoro, L’ufficiale e la spia, in originale J’accuse (QUI la nostra recensione). Non appena è stato dato l’annuncio però alcune attrici sono scattate in piedi e si sono allontanate dalla sala in segno di sdegno e di protesta: la prima è stata Adéle Haenel, candidata come miglior attrice per Ritratto di una giovane in fiamme, la quale nelle scorse settimane aveva ribadito la sua contrarietà a questa celebrazione del regista polacco accusato in passato di violenza sessuale nei confronti di una minorenne, l’allora tredicenne Samantha Geimer.
I fatti avvennero a Los Angeles nel 1977 e in quelle circostanze Polański ammise di aver avuto un rapporto sessuale con la ragazza adolescente, ragion per cui passò 42 giorni in prigione, cercando successivamente un accordo per una pena con la condizionale. Alla fine però il regista fuggì in Francia, paese dal quale non poteva essere estradato. Nel 1993 Polański raggiunse quindi un accordo economico di risarcimento (500 000 dollari più interessi) con i legali della Geimer, anche se, stando a disparate fonti giornalistiche, non avrebbe rispettato per intero all’accordo. Al 2008 risalgono le dichiarazioni della Geimer, secondo cui Polański aveva già pagato abbastanza per il suo crimine e lei stessa non desiderava che fosse condannato ad ulteriori punizioni. Diverse altre accuse sono state poi rivolte al regista nei decenni successivi, a partire dal presunto stupro del 1975 dell’ex attrice Valentine Monnier, che però la donna ha rivelato solo nel 2019.
Tornando alla Haenel, l’attrice ha dichiarato di essere particolarmente sensibile a questioni del genere, essendo stata lei stessa vittima di molestie sessuali dai 12 ai 15 anni da parte di Christophe Ruggia, il regista che diresse il primo film da lei interpretato (Devils). Secondo la Haenel, durante tutta la lavorazione del film e le successive fasi di promozione, il regista l’avrebbe continuamente baciata sul collo e palpata sul petto e sulle cosce. Per quanto riguarda Ruggia, lui ha categoricamente negato ogni accusa tramite il suo avvocato.
Subito dopo la Haenel si è alzata anche la regista del film che vedeva candidata la giovane attrice, la francese Céline Sciamma, seguita alla spicciolata da decine di persone (non solo donne) presenti alla cerimonia. A rimarcare la sua indignazione, la Haenel, uscendo dalla sala, ha esclamato: “Vergogna”. Perfino la presentatrice della serata, l’attrice e comica Florence Foresti, negli stessi istanti in cui avveniva la protesta in diretta tv ha condiviso un post su Instagram con la scritta “Disgustata”.
L’atmosfera ai César era invero incandescente già da qualche tempo e le stesse nomination per il film di Polański, risalenti a diverse settimane fa, avevano già causato le dimissioni dell’intero consiglio direttivo, con il regista polacco che aveva inoltre dichiarato che non avrebbe preso parte alla serata, per motivi di sicurezza personale. Considerando gli scontri che si sono registrati durante la cerimonia di premiazione tra la polizia e alcuni gruppi di femministe, diremmo che la scelta del cineasta è stata lungimirante.
Anche Franck Riester, ministro francese della Cultura aveva dichiarato che una vittoria alla regia di Polański sarebbe stata “simbolicamente negativa, vista la posizione che bisogna adottare contro la violenza sessuale e sessista”.
Ricordiamo che L’ufficiale e la spia era candidato a ben 11 Cesar e, oltre a quello per la regia, si è aggiudicato anche il premio per la miglior sceneggiatura non originale e quello per i costumi.