Rischio frane: com’ è la situazione in Campania?

di Annibale Napolitano

Vi ricordate il terremoto ad Ischia di magnitudo 4.0 con epicentro nel comune di Casamicciola del 21 Agosto di due anni fa? Cosa è cambiato da allora? Ci furono due morti, 42 feriti e oltre 2.600 sfollati; ancora oggi ci sono sfollati che devono rivedere la propria casa nonostante la fine dell’emergenza è datata febbraio 2019.

Al di là del rischio sismico non ancora prevedibile e della messa in sicurezza di edifici di vecchia data, il rischio ideologico ( l’altro grande rischio ambientale legato alle attività umane assieme a quello vulcanico) come può essere affrontato nelle regioni del centro-sud d’Italia?

Analizziamo in questo caso la situazione campana.

Il “dissesto idrogeologico“, come definito dall’art.54 del D.Lgs 152/06, è la condizione che caratterizza aree ove processi naturali o antropici, relativi alla dinamica dei corpi idrici, del suolo o dei versanti, determinano condizioni di rischio sul territorio. La Campania è un territorio geologicamente “giovane” e pertanto soggetto a intensi processi morfogenetici che ne modellano fortemente il paesaggio. Gli assidui fenomeni di dissesto idrogeologico sono una diretta conseguenza dell’estrema eterogeneità degli assetti geologico-strutturali, geomorfologici, idrogeologici e geologico-tecnici e di un’ampia gamma di condizioni microclimatiche differenti anche in aree limitrofe o apparentemente simili. A seguito di tale naturale predisposizione, il dissesto si manifesta nella nostra regione con molteplici combinazioni e modalità: frane (crolli, ribaltamenti, scorrimenti, espansioni laterali, colamenti, debris e mud flow, movimenti complessi), esondazioni e dissesti morfologici di carattere torrentizio, trasporto di massa lungo le conoidi nelle zone montane e collinari, esondazioni e sprofondamenti nelle zone collinari e di pianura.

Il rischio idrogeologico in Campania, tuttavia, è stato fortemente condizionato dall’azione dell’uomo e dalle continue modifiche del territorio che hanno, da un lato, incrementato la possibilità di accadimento dei fenomeni e, dall’altro, aumentato la presenza di beni e di persone nelle zone dove tali eventi erano possibili e si sono poi manifestati, a volte con effetti catastrofici. L’abbandono dei terreni montani, il continuo disboscamento, gli incendi boschivi, le numerose piste montane, l’uso di tecniche agricole invasive e poco rispettose dell’ambiente, l’estrazione incontrollata di fluidi dal sottosuolo, l’apertura di cave di prestito, la trasformazione degli alvei in strade, l’abusivismo edilizio, l’eccessiva espansione urbanistica con impermeabilizzazione dei suoli, l’occupazione di zone di pertinenza fluviale, il prelievo abusivo di inerti dagli alvei fluviali, la discarica abusiva di rifiuti in alveo, la mancata manutenzione dei versanti e dei corsi d’acqua, queste sono le principali concause che hanno sicuramente aggravato il dissesto del già fragile territorio campano.

A seguito del disastro del maggio del’98 di Sarno, vennero emanate norme che dovevano affermare una politica di previsione e prevenzione del fenomeno frane, impegnata almeno teoricamente alla minimizzazione dell’impatto degli eventi.  A seguito di queste norme si è avviata un’analisi conoscitiva delle condizioni di rischio, perimetrando le aree con diverso livello di attenzione per “rischio idrogeologico”: R4 ( molto elevato), R3 (elevato), R2 (medio), R1 ( moderato). In totale le aree campane a rischio R3 e R4 sono il 16,5 % del totale: ovvero un’estensione di 2.253 km quadrati.

Gli ultimi dati Ispra sul fenomeno classificano la regione Campania al terzo posto per indice di rischio in Italia. I comuni a rischio in Campania oscillerebbero tra il 90 e il 100% del totale. Primato assoluto alla provincia di Salerno, in cui tutti e 158 comuni avrebbero un rischio frana (elevata e molto elevata) e idraulico (media). La provincia di Salerno detiene, secondo sempre l’ultimo rapporto Ispra 2018, la caratteristica di essere la terza provincia con valori più elevati di superficie a rischio frane a pericolosità elevata e molto elevata dopo Aosta e Trento. Oltre 30.000 le famiglie nella provincia di Salerno, come in quella ben più numerosa di Napoli, a rischio frane: il dato è il più alto in Italia. In conclusione sarebbero 32.199 gli edifici a rischio nella provincia salernitana, il 12,8% del totale. Infine, un dato incontrovertibile perché già purtroppo verificatosi: quella di Salerno è la quarta provincia in Italia più colpita da frane nel periodo 2010-2016 dopo Bolzano, Messina e Genova.

In tempi di cambiamenti climatici prevenire è la parola chiave.

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