La situazione delle carceri italiane non è mai stata facile, caratterizzata com’è da alti numeri di sovraffollamento. Il 9 aprile scorso la popolazione carceraria italiana ammontava a 56.102 persone e il 29 febbraio, prima del lockdown italiano per l’emergenza coronavirus, si contavano 61.230 persone nelle carceri italiane (numeri del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria). La capienza effettiva delle carceri italiane rimane però di appena 47.482 posti. La difficoltà principale, oltre alle norme di distanziamento sociale, consiste nell’oggettiva difficoltà nel mettere in condizioni di isolamento sia i detenuti positivi sia il personale venuto a contatto con loro o tra loro stessi.
Al 10 Aprile sono positivi al Covid-19 58 detenuti e 107 agenti di polizia penitenziaria. Una vera e propria epidemia è esplosa silenziosamente nelle carceri italiane con numeri molto preoccupanti. Una vittima tra i detenuti già accertata, un uomo agli arresti domiciliari morto nell’ospedale Sant’Orsola di Bologna. Al detenuto si aggiungono altri 2 agenti e 2 medici penitenziari, senza contare le 14 vittime tra i detenuti durante le rivolte avvenute nelle carceri nella prima metà di marzo per circostanze attribuite ufficialmente dalle autorità ad overdose da metadone e da farmaci.
Nell’iter di conversione del decreto legge del 17 marzo, inoltre, non erano state inserite misure che allargavano l’applicabilitá delle tante condizioni (reati ostativi, necessità di un domicilio idoneo, disponibilità di braccialetti elettronici) alle quali è subordinata questa chance di detenzione domiciliare per chi debba scontare un resto di pena sino a 18 mesi. In questo mese sono stati i singoli giudici di sorveglianza e Gip (sia prima sia dopo un apposito documento della Procura Generale della Cassazione) ad assumersi la responsabilità di adottare norme giá esistenti nell’ordinamento e di decidere misure alternative, differimenti pena per motivi di salute e minor ricorso alla custodia cautelare in carcere: la conseguenza è stata che le presenze in carcere sono passate dai 61.230 detenuti di fine febbraio ai 56.102 di ieri.
Ad oggi la difficoltà maggiore secondo il Ministero della Giustizia è la disponibilità di braccialetti elettronici per i detenuti che devono scontare dai sei ai diciotto mesi di pena. “ll grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri”, diceva Voltaire. La condizione delle nostre carceri è allarmante da tempo, ma ai tempi del coronavirus diventa intollerabile.