Quando un cittadino percepisce il reddito di cittadinanza e inizia a lavorare deve comunicarlo all’Inps affinché l’Istituto rifaccia i conti e stabilisca se il cittadino ha diritto a ricevere il sussidio. In caso contrario, si rischia di dover rispondere del reato di falso, per aver dichiarato all’Inps una situazione economica non vera al fine di trarne vantaggio. Secondo una recente sentenza della Corte Cassazione di fronte ad un caso del genere si rischia oltre un anno di carcere. Pertanto, diventa più facile andare in galera quando si tenta di fare i furbi prendendo il Reddito di Cittadinanza e lavorando, senza comunicare la propria situazione all’Inps.
Questo giro di vite della Cassazione è sorto dopo l’intervento del Parlamento sul decreto Aiuti, al fine di costringere chi percepisce il reddito di cittadinanza ad accettare un lavoro che gli viene proposto. L’interessato può ricevere un’offerta congrua direttamente dal datore di lavoro. Se la proposta non verrà accettata, il datore dovrà comunicarlo al Centro per l’impiego al fine di revocare il Reddito a chi ha rifiutato la proposta di lavoro. Affinché sia giusta la prima proposta, si deve trattare di un lavoro che deve essere svolto in una sede che dista meno di 80 km dal luogo di residenza dell’interessato o raggiungibile in 100 minuti con i mezzi pubblici. In caso di rifiuto, il sussidio viene ridotto di 5 euro mensili. Al secondo rifiuto, il reddito di cittadinanza viene revocato.