A distanza di mesi dal suo esordio netflixiano, la serie più acclamata del momento mantiene il suo clamore e la sua originalità che la rende inedita: Mare fuori. Nata da un’idea di Cristiana Farina a Maurizio Careddu, impreziosita dalla presenza di una una regia d’eccezione formata nella prima stagione da Carmine Elia e nella seconda da Ivan Silvestrini e Milena Cocozza, per una visione totale di ventiquattro episodi, i quali fanno si che questa serie si collochi e diventi sicuramente atipica per i canoni Rai e che sbarchi su piattaforme di questo calibro con una base già solida di ascoltatori alle spalle.
Tematica principe analizzata è la realtà del carcere minorile, un ambiente denso di difficoltà, che fa da sfondo ad un Napoli dipinta in tutte le sue sfaccettature. Un contesto soffocante soprattutto per chi si appresta ad affrontarlo per la prima volta come nel caso di Filippo, interpretato dall’attore emergente Nicolas Maupas, diciassettenne proveniente da Milano che vive tale esperienza a causa di un terribile incidente che costerà la vita ad un suo amico. Affiancato dal suo compagno di cella in questo percorso, Carmine, interpretato da Massimiliano Caiazzo, il quale, al contrario, gestisce con una dimestichezza maggiore questa situazione.
Ciò che emerge e si fa spazio senza alcun tipo di esitazione è il concetto di umanità strettamente correlato al senso di amicizia, di dolore, di amore inteso come riscatto, come unico motore che induce alla salvezza. Di una solidarietà che si instaura tra i due protagonisti che si ritrovano a condividere la medesima sofferenza, a tenerli in vita la presenza del mare che è appunto fuori, la speranza esiste: è questo il messaggio cardine che la serie intende inoltrare al suo pubblico. Quest’ultima, dotata di una funzione maieutica, riflette su varie tematiche. L’aspetto strettamente educativo viene rappresentato grazie al ruolo degli istitutori e delle istruttrici. Ad emergere è in particolar modo la figura del comandante, immagine portante affinché i ragazzi possano ritornare a vivere nel pieno del rispetto delle regole, interpretato da Carmine Recano, in tandem con la nota attrice Carolina Crescentini, immersa completamente nei panni di una direttrice dotata inizialmente di un cuore duro, ma che successivamente darà il via a tutta la sua fragilità e sensibilità interiore.
Sicuramente pietra miliare di questo discorso, pone le sue radici sulla visione di una società che non ha saputo trattare con gli strumenti consoni la diversità, per la quale si può parlare di vite spezzate appartenenti proprio ai ragazzi dell’ipm, ai quali non è stato concesso futuro. Mare fuori è sinonimo di coraggio, lo stesso che si instaura come una credenziale fondamentale per poter accedere ad una visione di tale portata artistica. Mare fuori è voce per chi non ha più fiato per potersi esprimere.