Ready Player One è un film di genere fantascientifico-distopico del 2018 diretto da Steven Spielberg.
La pellicola è l’adattamento cinematografico del romanzo omonimo del 2010 scritto da Ernest Cline, che ha anche contribuito alla sceneggiatura del film, ed ha per interpreti principali Tye Sheridan (Wade Watts / Parzival), Olivia Cooke (Samantha Cook / Art3mis), Lena Waithe (Helen / Aech), Philip Zhao (Zhou / Sho), Win Morisaki (Toshiro / Daito), Mark Rylance (James Halliday / Anorak l’Onnisciente), Simon Pegg (Ogden Morrow / Curatore), Ben Mendelson (Nolan Sorrento), T. J. Miller (i-R0k) e Susan Lynch (Alice).
LA TRAMA Nell’anno 2045 l’inquinamento e la sovrappopolazione hanno rovinato la vita sulla Terra e molte delle sue città sono ridotte a baraccopoli. Unica via di fuga da una realtà post-apocalittica è OASIS, un mondo virtuale in cui ognuno, tramite un personale avatar, può prendere parte a diverse attività per lavoro, istruzione ed intrattenimento. Quando il fondatore di questo mondo alternativo, il geniale quanto estroverso James Halliday, muore, annuncia tramite il suo avatar “Anorak l’Onnisciente” un concorso che ha come obiettivo la ricerca, passando attraverso serie di prove ai limiti della sopravvivenza, di tre chiavi nascoste in diversi mondi. Chi riesce a trovare le chiavi avrà accesso ad un easter egg presente nel mondo di gioco. Il vincitore di questo concorso avrà in premio un quarto di trilioni di dollari ed il controllo assoluto di OASIS. Un improbabile eroe, il giovane Wade Watts, Parzival il suo avatar in OASIS, grande appassionato di cultura pop e di James Halliday, decide di prendere parte alla caccia. In un turbinio di gare spettacolari e rivelazioni sconvolgenti si troverà coinvolto nella causa di altri egg hunters contro un cinico uomo d’affari, Nolan Sorrento, proprietario della multinazionale IOI, pronto a tutto pur di avere il controllo di OASIS.
Il libro da cui è tratto il film
ANALISI DEL FILM Lo spettatore viene subito portato a conoscere le caratteristiche dei personaggi principali, le cui vicissitudini ruotano vorticose in un tipico coktail distopico: una realtà post-apocalittica dove si può per pochi istanti dimenticare le sofferenze grazie all’illusione di una realtà “costruita”. Un desiderio di riscatto cresce pian piano nel giovane protagonista che all’inizio sembra puntare esclusivamente alla vittoria del gioco. L’ ambizione iniziale nella ricerca del tesoro che permetterebbe di cambiare la sua esistenza, si incrocia con la causa di altri concorrenti che vogliono impedire l’incremento di un potere centralizzato già affermato. In una trama intervallata da spettacolari scene d’azione, intriganti misteri da svelare e rivelazioni sconvolgenti, si arriva infine all’inevitabile battaglia finale nel mondo virtuale che fa da preludio ad una lezione di vita tanto semplice quanto difficile da accettare.
LA VR NEL CELLULOIDE Forse il primo esperimento nel celluloide che affronta il tema di un mondo alternativo creato con i pixels, ovvero una Realtà Virtuale (VR) è, guarda caso, un autentico cult degli anni ’80 prodotto dalla Disney e diretto da Steven Lisberger (Tron, 1982). Ma è verso la fine del XX secolo che il tema viene inserito magnificamente nel contesto distopico, con la spettacolare trilogia delle sorelle Lana e Lilly Wachowski (Matrix, 1999, 2003). Steven Spielberg, icona del cinema a cavallo fra gli anni ’80 – ’90, è capace come pochi di rendere suggestive le lezioni più semplici, attraverso un sapiente uso di intrattenimento e dramma.
UN PERIODO IRRIPETIBILE Chi è cresciuto negli anni ’80 – ’90 del XX secolo, o anche chi da piccolo ne ha assaggiato un pezzo per poi scoprirli appieno in età adulta, ancora oggi si ricorda quel periodo storico come un’era d’oro per determinati generi di cinema e di divertimento. Qualche bacchettone potrebbe rimproverare a quell’annata un eccessivo attaccamento al divertimento rispetto agli anni difficili ma edificanti vissuti dai genitori e dai nonni (anni ’40 – ’70), quando la politica e la cultura erano ancora un valore imprescindibile per la crescita dei giovani. Eppure se confrontassero senza pregiudizi il presente con il passato osannato da questo film potrebbero notare quanto l’intrattenimento di allora poteva ancora insegnare molto divertendo.
UN OMAGGIO CHE INSEGNA A VIVERE Trascinati in un vorticoso crogiolo di citazioni ed omaggi ai prototipi di videogames, al cinema, alla musica, alla cultura pop in senso lato, chi oggi ha superato i trenta o quaranta e ancora conserva nel suo cuore il bambino o l’adolescente cresciuto con soli 8 bits, non potrà non sentire forte il richiamo ad una spensieratezza ed un’ironia che solo gli anni ’80 – ’90 hanno reso irripetibile con pochi e spettacolari mezzi.