In seguito ad una lunga indagine, nata nel 2011 grazie alla Dda di Napoli, sono stati identificati negli scorsi giorni diversi soggetti ritenuti pericolosi per la sicurezza nazionale in quanto vicini al gruppo terroristico dell’Isis. Due di loro, coniugi di San Giorgio a Cremano radicalizzati, sono stati fermati con l’accusa di intrattenere rapporti e fornire armi sia ad un gruppo legato all’Isis attivo in Libia sia all’Iran. Ma nei loro strani movimenti ci sarebbero stati anche alcuni contatti con i rapitori di quattro italiani sequestrati in Libia due anni fa. L’operazione, ordinata dalla Dda di Napoli ed eseguita dal Nucleo di polizia tributaria della guardia di Finanza di Venezia, è stata di vasta scala ed oltre ai due coniugi sono stati fermati altri individui in seguito a diverse ordinanze eseguite nelle province di Roma, Napoli, Salerno e L’Aquila. Tutti sono accusati di traffico internazionale di armi, tra cui missili terra aria, in Iran e Libia senza le necessarie autorizzazioni ministeriali. Nel mirino degli inquirenti però sono finite anche alcune aziende e dalle prime indagini è venuto fuori che una società con sede in Roma, operante nel commercio di elicotteri avrebbe ceduto, attraverso triangolazioni che hanno consentito alle merci di non entrare nel territorio nazionale, materiali di armamento di produzione estera verso l’Iran. In un altro caso, e sempre con le stesse modalità, una società con base in Ucraina, con a capo soggetti italiani, avrebbe ceduto armamenti a gruppi militari libici.
di Vincenzo Persico