Paradossalmente un bambino di oggi ha l’agenda più piena di un adulto che non ha un lavoro stabile.
La crisi economica ha generato una cultura dell’efficienza, della velocità d’apprendimento, da praticarsi soprattutto in giovanissima età.
Un bambino, dovrebbe emozionarsi per una corsa sulla spiaggia, facendo volare un aquilone. Invece i bambini di famiglie che possono permetterselo, devono studiare non solo la pesante mole di compiti che gli insegnanti assegnano ogni giorno(anche il sabato), poi a casa, il tempo di mangiare e arriva l’insegnante di francese poi quello d’inglese..ecc..
I genitori più esigenti pretendono anche che il bambino impari a suonare uno strumento, o a fare qualsiasi attività che abbia il solo fine di apprendere tutto ciò che serve, in questa corsa all’efficienza a tutti i costi.
Ma quando giocano questi bambini? E a cosa soprattutto?
I pedagogisti dicono che attraverso il gioco si apprende il senso della vita, il valore delle relazioni disinteressate con gli altri, e il motivo più importante che ci lega alla vita, ossia il tempo di vivere.
Il tempo di vivere è quell’emozione di vivere con lentezza, in sintonia con la propria natura, che ci fa capire: Che ogni cosa arriva a suo tempo”.
Non serva a nulla anticipare un tempo che potrebbe non arrivare mai.
A nulla vale condizionare un bambino con l’ obbligo di essere sempre il più bravo, per arrivare prima degli altri
E poi se davvero arrivasse prima degli altri? Non troverà nessuno ad aspettalo. Arriverà in un luogo vuoto.
Non saprebbe che farsene del tempo bruciato a rincorrere la perfezione
Lo guarderebbe malinconicamente, ardere come legna su una spiaggia deserta.
E la bellezza e la gioia di tutte le piccole cose non vissute per correre troppo verso la perfezione,
saranno appassite come le rose che non furono colte
