Dell’esaltante notte parigina non resta che l’amarezza, il rimpianto per com’è finita, la delusione per una vittoria appena sfiorata. Eppure la prova al Parco dei Principi, in quello stadio e contro quegli avversari, Mbappé, Cavani, Neymar, ha convinto il Napoli della sua forza, ha proposto un’invitante alternativa ai milioni di euro spesi: è nell’idea di un allenatore, Carlo Ancelotti, uno che ha vinto ovunque e per tre volte la Champions League, e nel coraggio di una squadra rinnovata nell’abito e nelle ambizioni, nel modo di stare in campo (anche col Psg riproposto il “finto” 3-5-2) e nella consapevolezza di un valore che appartiene a tutta la rosa, non solo ad un ristretto nucleo di titolarissimi.
L’arcobaleno di Di Maria era da mettere in conto, anzi per fortuna s’è intravista la luce, sponda Psg, solo in quell’istante, tremendamente decisivo. Per il resto, in novanta e più minuti di personalità e altruismo, la partita l’ha condotta il Napoli: l’ha aperta Lorenzo, l’ha riaperta “Ciro” Mertens, l’ha gestita nei momenti più difficili, l’ha arricchita del talento di Insigne, l’eleganza di Fabian, la generosità di Allan, la puntualità di Maksimovic, la spinta di Koulibaly a Mario Rui e quella dei tifosi, tremila sparsi ovunque, che al Parco dei Principi si sono divertiti e di quel minuto novantatré, quando Ospina s’è allungato invano alla sua destra, ne hanno tratto filosofia, l’hanno accettato sorridendo ugualmente al pareggio.
Nel gruppo C è tutto aperto, solo il Liverpool, primo a sei punti, ha qualche certezza in più. Per il Napoli, secondo a cinque, sarà decisiva la prossima, il 6 novembre al San Paolo, nel ritorno col Psg e in attesa di affrontare anche la Stella Rossa in casa, infine il Liverpool ad Anfield. Tre sfide per costruire un destino, una stagione intera – partendo dalla Roma domenica prossima – per continuare a sorprendere, per stupirsi di progressi inattesi, per emozionarsi al cospetto di notti magiche, quand’anche il risultato può avere valore relativo.