Il dato è di quelli che impongono più di una riflessione: in Italia solo il 15% delle donne denuncia gli abusi prima di essere uccisa e chi lo fa, spesso, non è adeguatamente protetta. E’ da questi presupposti che prende vita la rete istituzionale contro la violenza di genere, tessuta dai sindaci dell’Ambito sociale N23, di cui Nola è capofila. L’obiettivo è, da un lato, far emergere gli episodi di violenza spesso sottaciuti per paura, vergogna e mancanza di autostima e dall’altro di fornire soluzioni veloci e su misura che possano mettere concretamente e definitivamente al riparo le vittime di minacce, abusi e violenza.
Nella giornata del 7 luglio la firma del protocollo d’intesa attraverso il quale si insedia ufficialmente un tavolo permanente che accende un ulteriore faro su di un fenomeno che continua a restituire numeri impietosi, facendo contare 89 casi ogni anno su tutto il territorio nazionale. Si tratta di un modello operativo sperimentale promosso dall’Ambito sociale N23, di cui è coordinatore Giuseppe Bonino, e che chiama in causa le istituzioni e le agenzie formative del territorio.
A sottoscrivere il dettagliato documento sono, infatti, stati: il sindaco di Nola Carlo Buonauro, che è anche presidente del coordinamento istituzionale dell’Ambito N23, il capo della Procura di Nola, Arturo De Stefano; il presidente del Tribunale di piazza Giordano Bruno, Vincenza Barbalucca; il primo dirigente del commissariato di pubblica sicurezza di Nola, Raffaele Pelliccia; il direttore sanitario dell’ospedale S. Maria della Pietà di Nola, Daniela Schiavone; il direttore del distretto 49 dell’Asl Napoli 3 Sud, Domenico Russo; il presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Nola, Arturo Rianna, e l’Ufficio Scolastico Territoriale di Napoli. Ognuno farà la propria parte per normalizzare le sproporzioni tra i rapporti personali purtroppo ancora oggi esistenti e soprattutto per creare un necessario cordone di sicurezza che induca la vittima a fidarsi e soprattutto che la preservi da ripercussioni talvolta fatali.
Si va dall’adozione da parte degli uffici giudiziari di uno schema informativo che consenta di rilevare i procedimenti in materia di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia, atti persecutori, violazione degli obblighi di assistenza familiare, pornografia minorile e revenge porn per assicurare ulteriore tempestività al fine di limitare il rischio di prescrizione e la riduzione dei tempi di trattazione dei casi, al percorso differenziato peculiare per riservatezza e rapidità di triage garantito nei presidi sanitari. Il tutto accompagnato da una costante campagna di sensibilizzazione per giungere a quella che il sindaco di Nola Carlo Buonauro ha definito “rivoluzione culturale”.
“La violenza di genere è un fenomeno grave e complesso che rifugge da soluzioni semplicistiche ma che richiede impegno, studio e cooperazione. Il tema – ha sottolineato il primo cittadino di Nola, città capofila dell’Ambito sociale N23 – è latente nelle dimensioni delle varie comunità familiari e sovrafamiliari per cui non è sempre colto nella sua drammaticità. Le istituzioni hanno pertanto il dovere di prendersi cura, di prestare attenzione ai fenomeni di sottomissione fisica e psicologica ed è per questo che il modello che inauguriamo oggi potrebbe essere esportato in altri settori dove persone deboli, soggetti fragili abbiano bisogno di una rete di protezione“.
Ed a rimarcare il valore aggiunto della sinergia tra le istituzioni è stata anche l’assessore regionale alle politiche sociali, Lucia Fortini, presente all’incontro: “E’ stato costituito un sistema di welfare che dà risposte concrete ai problemi ed alle necessità ai cittadini più deboli. Spesso di parla di risorse economiche, ma la riflessione seria va fatta sulla strutturazione dei servizi, sulla capacità di intercettare effettivamente i bisogni e di fornire soluzioni efficaci ai cittadini“.
“Ci siamo posti di fronte al problema della violenza di genere – ha ribadito Giuseppe Bonino, coordinatore dell’Ambito sociale N23, promotore della rete – riflettendo sulla necessità di risolvere il problema culturale che è caratterizzato dalla paura della vittima di chiedere aiuto, dai danni arrecati dai pregiudizi e dalla vergogna, ma anche sulle conseguenze non sempre positive che chi denuncia si trova a dover affrontare, a cominciare dalla dipendenza economica. Per questo abbiamo deciso di metterci nei panni di chi subisce l’abuso ed abbiamo costruito una rete che fornirà ciò di cui si ha effettivamente bisogno per guardare avanti“.
II protocollo riguarderà l’intero territorio dell’Ambito N23 del quale fanno parte: Nola, Camposano, Carbonara di Nola, Casamarciano, Cicciano, Cimitile, Comiziano, Liveri, Roccarainola, San Paolo Bel Sito, Saviano, Scisciano, Tufino e Visciano.