“Chi dissente dagli altri su qualche punto in materia religiosa, politica“. Così la Treccani identifica il “dissidente”. Navalny, Zaki, Regeni, Kashoggi, prima Mandela. La storia ha conosciuto tantissimi dissidenti e prigionieri politici. Nel mondo sono noti come “i prigionieri di coscienza”. Chi sono i più noti?
Tralasciando i già citati, Humans Right Watch segnala “gli altri Navalny”. Cominciamo con la leader di Myanmar, Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace nel 1991 ma destituita da un colpo di Stato militare nel 2001 e arrestata. Poi c’è Ilham Tohti, professore di economia presso l’Università Centrale di Pechino, difensore dei diritti umani e delle minoranze. Nel 2014 Tohti fu arrestato dalle forze di sicurezza cinesi con l’accusa di separatismo, processato in un processo ingiusto durato solo due giorni e condannato all’ergastolo. Sônia Guajajara non è in carcere ma è una delle attiviste più importanti al mondo e sempre nel mirino dei nemici. Attivista e politica brasiliana, è diventata ministra dei Popoli Indigeni del Brasile dall’11 gennaio 2023 con il ritorno al potere di Lula. Bobi Wine è un musicista e politico dell’Uganda. Si è concentrato nel 2021 nel mondo della politica candidandosi alle presidenziali che però si sono rivelate molto violente provocando diversi morti. Egli stesso è stato arrestato due volte perdendo le elezioni alla fine. Non bisogna dimenticare poi Alies Bialiacki, attivista bielorusso noto per il suo lavoro con il Viasna Human Rights Centre, di cui è attualmente a capo, e per la fondazione del Partito BPF. Premio Nobel per la Pace nel 2022, dal 14 luglio 2021 è di nuovo in carcere per presunta evasione fiscale, accusa che però i difensori dei diritti umani considerano motivate politicamente e non giuridicamente. Ma ci sono tantissimi altri prigionieri politici meno conosciuti che ora sono nelle carceri in Sudamerica o in Iran o in Arabia Saudita. La storia è, purtroppo, piena ancora oggi di “altri Navalny”.