Il PNRR spiegato nel dettaglio: come l’italia vuole ripartire

di Vincenzo Persico

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato dal Parlamento e bollinato giovedì dal Consiglio dei ministri è stato inviato alla Commissione europea a poche ore dalla scadenza fissata per la mezzanotte del 30 aprile. Può così partire il conto alla rovescia per ottenere i primi fondi, considerando che la valutazione della task force dei 100 tecnici europei del desk Recovery ai vari Piani nazionali richiederà almeno due mesi. Serviranno poi altre 4 settimane per l’ok del Consiglio Ecofin. Una prima data utile potrebbe essere quella del 18 giugno, data in cui potrebbe arrivare l’ok ai primi piani nazionali. Se questa venisse rispettata l’Italia potrebbe avere il suo anticipo da 25 miliardi di euro già a luglio.

Il testo del Recovery Plan è articolato in 6 missioni, aree tematiche strutturali di intervento:

  • digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura – 49,2 miliardi stanziati al fine di promuovere e sostenere la trasformazione digitale del Paese, banda ultralarga e connessioni veloci, l’innovazione del sistema produttivo e investire in due settori chiave per l’Italia come il turismo e la cultura;

  • rivoluzione verde e transizione ecologica – 68,6 miliardi stanziati con il fine di migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico assicurando una transizione equa e inclusiva. Sono previsti investimenti e riforme per l’economia circolare e la gestione dei rifiuti, promozione di fondi di energia rinnovabili, incentivi fiscali per incrementare l’efficienza energetica degli edifici ed investimenti per ridurre i rischi del dissesto idrogeologico;

  • infrastrutture per una mobilità sostenibile – 31,4 miliardi stanziati per consentire lo sviluppo razionale di una infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile ed estesa a tutte le aree del Paese. Le azioni previste vanno dallo sviluppo dell’alta velocità alla modernizzazione delle linee ferroviarie regionali, fino agli investimenti sui porti verdi e sulla digitalizzazione della catena logistica;

  • istruzione e ricerca – 31,9 miliardi di risorse con il fine di rafforzare il sistema educativo, le competenze digitale e STEM, la ricerca e il trasferimento tecnologico;

  • inclusione e coesione – 22,4 miliardi di risorse per superare il gender gap, migliorare l’accesso al mondo del lavoro per giovani, potenziare le misure di politica attiva ed i centri per l’impiego, accanto ad interventi per persone in situazione di fragilità;

  • salute – 18,5 miliardi di risorse con l’obiettivo di creare un sistema di prossimità, con il potenziamento delle strutture sul territorio e della telemedicina.

Ciascuna di queste è suddivisa in 16 Componenti, in coerenza con gli obiettivi del Next Generation EU. Il 40 per cento delle risorse è destinato al Sud, con il fine di raggiungere l’obiettivo ambizioso del riequilibrio territoriale. Il Cdm ha dato il via libera, infine, anche al decreto legge che istituisce il fondo complementare al Recovery per le infrastrutture, fondo da 30.6 miliardi che tra gli investimenti include anche l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria.

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