L’UE ritrova centralità con la pandemia: come cambiano le scelte dell’Italia con il PNRR

di Vincenzo Frate

Tra i tanti cambiamenti che la crisi sanitaria dovuta al covid 19 ha portato in Italia ed in Europa c’è da annoverare sicuramente il nuovo protagonismo che l’Unione Europea ha assunto nella vita quotidiana dei cittadini. Dall’ondata di solidarietà reciproca, che ha toccato tutte le popolazioni europee e mondiali, l’Unione Europea ha ripreso quella centralità ideale, di luogo, di positività e benessere che aveva gradualmente perso dopo il grande slancio post bellico. L’Europa che usciva distrutta nella morale, nell’economia, nella quotidianità dei drammi post guerra mondiale ritornava, con leader politici lungimiranti, un luogo dove culture diverse, tradizioni sociali ed economiche, si potevano condividere con l’ideale del bene comune di tutte le
popolazioni europee.

Questo grande slancio di europeismo, col passare degli anni, era sempre più calato, e addirittura la nascita della moneta unica, strumento ideale per unire realmente le economie, aveva alimentano sentimenti disgregativi, attorcigliando in una spirale sempre più negativa gli Stati e le popolazioni, su direttive sempre più isolazioniste e con la nascita nelle popolazioni di sentimenti
cosiddetti sovranisti. A torto o a ragione, dipendeva dai punti di vista, si chiedeva a gran voce un ritorno alle prerogative dei singoli Stati, togliendo all’UE gran parte delle deleghe decisionali, soprattutto in ambito economico e di gestione della moneta unica.

Ebbene, a rimettere al centro dell’attenzione il valore della forza dell’EU è stata la pandemia. Essa ha fatto riemergere le fragilità di chi vuole affrontare da solo le sfide della modernità, a fronte della forza dell’unità che l’UE viceversa aveva sempre propugnato e che nel grande momento di crisi sanitaria ha saputo rimettere in campo. Quindi, nel 2020 l’UE, attraverso il NextGenerationEU, ha varato un grande piano di ripresa. Un’occasione per uscire più forti dalla crisi pandemica e trasformare le economie. Grazie al piano finanziario 2021-2027 e al NextGenerationEU sono stati stanziati ben 2018 miliardi di euro per: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo, transizione climatiche e rivoluzione verde, infrastrutture per una mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, protezione della biodiversità e parità di genere, salute.

Le risorse messe a disposizione dello Stato Italiano ammontano a 235,12 miliardi di euro. L’Italia è il maggiore beneficiario del piano di ripresa europea ma, oltre al dover spendere al meglio questa enorme quantità di denaro, paradossalmente, in tante occasioni si è data prova dell’incapacità di spesa. Bisognerà, parallelamente ai progetti di investimento, fare anche riforme per modernizzare il Paese. Tali riforme non costituiscono un corollario al PNRR, rappresentano una conditio sine qua non per la concessione degli stessi finanziamenti.

Quindi, l’UE non solo ha voluto finalizzare in ambiti precisi i finanziamenti concessi, ma ha voluto anche incidere massicciamente sul quadro complessivo della macchina burocratica statuale, per rendere il cambiamento dell’economia strutturale e abbinato al cambiamento della macchina dello Stato italiano. Questa grande opportunità di cambiamento, susseguente e addirittura ancora convivente con la più grande crisi sanitaria, cosa sta provocando sul nostro Paese?

Gli effetti sono e saranno molteplici: dal punto di vista politico la creazione della più grande maggioranza di governo mai avuta nella storia della Repubblica è stato il primo evidente segnale della gravità della situazione. Il governo nato con il presidente Draghi, rappresenta la risposta alla crisi sanitaria, ma anche il garante verso l’UE della volontà di adempiere ai cambiamenti che sono previsti nel PNRR. Ad horas è bene dire che la rielezione del vecchio-nuovo Presidente della Repubblica italiana ha dato un ulteriore segnale della necessità di avere un quadro politico stabile forte e duraturo per poter affrontare le sfide economiche e di riforma da attuare nel quadro dell’ emergenza sanitaria che non attenua la sua gravità.

Anche l’industria del risparmio, gestito per rispondere alle opportunità del PNRR, ha varato grandi piani di investimenti nei cosiddetti Fondi ESG, ovvero investire in tutte quelle aziende che promuovono uno sviluppo sostenibile ed etico. Imprese che abbiano un criterio ambientale e che contribuiscano alle sfide dei cambiamenti climatici. Imprese con criteri sociali e imprese con criteri di Governance.

Ritornando al PNRR, esso non può rappresentare una mera concessione di finanziamenti, un ennesimo sperpero di risorse pubbliche che nel breve volgere di qualche anno lasciano solo ricordi negativi. Questo piano deve avere una prima grande mission di rilanciare l’idea che insieme è possibile essere più forti, che insieme agli altri popoli europei è possibile convivere e rafforzare le diversità, nell’intento dell’ integrazione che genera virtuosi commistioni di culture, sinergie di idee e partnership economiche tra le aziende e i lavoratori dell’intera UE.

Un nuovo idealismo europeo che possa rintuzzare idee isolazioniste fuori tempo, in un’ epoca in cui anche i virus sono diventati mondiali, nessun popolo potrebbe vivere in modo indipendente dagli altri. L’altro aspetto è la necessità di incidere profondamente nella cultura politica dello Stato italiano, efficienza della burocrazia locale e centrale. Svolta Green dell’economia con scelte energetiche sostenibili. Rilancio della salute come diritto primario. Modernizzazione del Paese con una spesa mirata e finalizzata, scandita nei tempi e nei modi di realizzazione. Una grande occasione di rinascita, una grande necessità di trasformare in positività uno dei più drammatici periodi storici che l’umanità ricordi.

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