La crisi provocata dal coronavirus non è solo sanitaria ma anche – e soprattutto ora – economica. Tante le categoria professionali che non hanno mai potuto beneficiare di modalità di lavoro diverse, quali ad esempio smart working e delivery. Stiamo dando voce a diversi imprenditori e commercianti delle categorie maggiormente colpite e ancora al palo (non dovrebbero riaprire prima dell’1 giugno). Questa è la testimonianza di Francesco De Nile, vertice di Free Spirit, salone di parrucchiere a Nola.
Come è cambiato il lavoro con il lockdown e la quarantena?
Ci piace guardare le cose da un punto di vista fiducioso, questa crisi ha accelerato un processo che prima o poi sarebbe comunque avvenuto. La digitalizzazione e la comunicazione attraverso i social, che vengono trasformati e prendono un significato non solo ludico ma diventano strumenti professionali di aggiornamento e formazione, potrà prendere la giusta collocazione nel quotidiano di tutti i professionisti. Dal punto di vista più pratico, quindi, non possiamo più rinviare un riassetto strutturale ed organizzativo del personale per affrontare al meglio una nuova sfida che ci aspetta. Non ci siamo mai fermati, in effetti, abbiamo avuto modo di ripensare a tutti i nostri progetti per i quali c’era sempre mancato il tempo per cui ragionarci. Pensiamo ad un collettivo che deve essere sempre più unito per ottenere l’ascolto per tutto quello che non è mai stato ascoltato: la formazione professionale attraverso il web, ma anche la possibilità di condividere le proprie esperienze utilizzando tecnologie che prima erano conosciute ma mai considerate. Ecco come abbiamo vissuto il lockdown.
Che tipo di situazione economica provoca un fermo di 2 mesi?
Il mestiere dell’artigiano, e quindi anche quello del parrucchiere e del barbiere, è pieno di professionisti che lavorano per passione e non per speculare sul profitto, spesso vivono alla giornata, quindi la risposta è ovvia: è stato un disastro! Molti non riusciranno a riaprire se lo Stato non manterrà le promesse, per ora gli aiuti tardano ad arrivare. Devono capire che c’è necessità di ulteriori aiuti economici per permettere la sopravvivenza di questo settore. L’artigianato, in generale, è sempre stato l’ossatura economica e sociale del nostro Paese. Per molti siamo già al collasso, per me, ripeto, quanto messo in campo sino ad ora non basta, bisogna intervenire. Penso che i grandi colossi industriali e finanziari, magari “ricattando”, spesso ricevono sostegni immensi rispetto a quelli che possiamo immaginare noi dell’artigianato, eppure siamo molti di più, ma spesso veniamo quasi “usati” per sopperire alle necessità di questi colossi.
Il Governo ha tutelato la categoria? Quali le problematiche da affrontare? Come si potrà ripartire?
Il nostro è un settore che della relazione, del contatto, non può fare a meno. C’è necessità di ingegnarci, la crisi del Covid ha messo in evidenzia proprio questa necessità. Ora bisognerà per forza riorganizzarsi, vorremmo che si arrivasse a quello che noi di Free Spirit chiamiamo l’ “hair perfect saloon”, ovvero un progetto che era nato già molto prima dell’emergenza. La struttura del salone dovrà essere in relazione agli spazi, con la creazione di aree specifiche e corridoi e con la formazione come strumento indispensabile per ottimizzare qualità e tempi. Bisognerà costruire standard operativi mai visti primi, articolati e migliorati. Ora bisognerà promuovere il collettivo a discapito dell’individualismo che, purtroppo, è insito nel nostro DNA. Ora però la parola d’ordine dovrà essere “condivisione”. Ci siamo sempre riempiti la bocca di questa parola ma ancora oggi non siamo pronti a tradurre tutto questo in fatti concreti. Siamo ancora troppo impegnati a difendere il nostro orticello ma adesso ne potremmo uscire distrutti anche singolarmente.