Avere una casa è un’esigenza fondamentale ma molti cittadini ne sono privi. C’è chi, ad esempio, si arrangia ed entra in appartamenti disabitati impossessandosene. I giudici hanno assunto un orientamento benevolo verso chi occupa case popolari per necessità ed escludono il reato in vari casi. La Corte di Cassazione ha annullato una condanna penale emessa nei confronti di due genitori in condizioni di estrema povertà e sfrattati che avevano occupato un alloggio popolare libero ma a loro non spettante, al fine di riparare i propri figli minori. In questo caso l’occupazione di una casa popolare è giustificato dallo stato di necessità, altrimenti costituisce reato.
Le “case popolari” sono alloggi concessi a chi non ha redditi importanti per permettersi una casa di proprietà o in affitto, o che per altri motivi, come malattie e infermità, vive in situazioni disagiate. I Comuni indicono dei bandi di concorso pubblico per partecipare all’assegnazione degli alloggi popolari, specificando i criteri e le condizioni di ammissione; tra tali criteri vi è il reddito. Per il calcolo del reddito esiste l’indicatore Isee-Erp. All’esito della procedura viene predisposta dall’Amministrazione comunale una graduatoria in base alla quale le case popolari vengono assegnate; se non ci sono abitazioni libere, gli aventi diritto saranno inseriti in lista di attesa e godranno di alcuni sussidi economici. A seguito dell’assegnazione, i contratti di locazione sono stipulati con l’Ente proprietario e prevedono canoni di importo ridotto rispetto ai valori di mercato.
L’occupazione abusiva di una casa popolare costituisce reato di “invasione di terreni o edifici”, ma in alcuni casi questa condotta, pur essendo illecita, non è punibile a causa dello stato di necessità. Lo stato di necessità sopraggiunge quando un soggetto “ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona”. La recente sentenza della Cassazione, menzionata all‘inizio di questo articolo, ha trattato un caso di stato di necessità, ovvero, di una famiglia con figli minori che dopo lo sfratto aveva l’esigenza di trovare un’abitazione per evitare di rimanere senza tetto e aveva deciso di prendere possesso di una casa popolare, senza attendere la che ci concludesse la procedura di assegnazione degli alloggi alla quale aveva partecipato. La Suprema Corte, ha però sottolineato che per non esserci il reato devono sussistere, per tutto il tempo dell’illecita occupazione, lo stato di necessità e la presenza del pericolo.