Non è mai troppo tardi (The Bucket List) è un film del 2007 diretto da Rob Reiner che ha per interpreti principali Jack Nicholson (Edward Cole) e Morgan Freeman (Carter Chambers), affiancati da Sean Hayes (Thomas), Alfonso Freeman (Roger Chambers), Rob Morrow (Dr. Hollins), Beverly Todd (Virginia Chambers), Rowena King (Angelica), Annton Berry Jr (Kai), Verda Bridges (Shandra), Destiny Brownridge (Maya), Brian Copeland (Lee) e Ian Anthony Dale (istruttore paracadutista). Accolto in maniera contrastante dalla critica, pur vantando recensioni positive in maggioranza, il film è stato inserito nella Lista dei dieci migliori film del 2007 dalla National Board of Review.
LA TRAMA Edward Cole è un multimilionario, cinico e spregiudicato magnate dell’industria. Carter Chambers è un umile e colto meccanico afroamericano, padre e nonno amato dai suoi familiari. I due uomini, diversi per posizione sociale e per carattere, scoprono di essere malati terminali di cancro e si ritrovano a condividere la stessa stanza d’ospedale. Nonostante le difficoltà dovute alle differenze, presto i due imparano a convivere come pazienti. Un giorno Carter scrive su una lista, da lui intitolata “La lista del Capolinea”, tutto quello che avrebbe voluto fare nella sua vita ma che ha dovuto accantonare per mancanza di tempo e denaro o per pigrizia. Quello che per l’anziano meccanico era un semplice passatempo, per il magnate diventa l’occasione per non subire passivamente il destino che è stato riservato ad entrambi e propone al compagno di stanza di cercare di realizzare i desideri elencati nella lista. Dopo un’iniziale diffidenza dovuta al buonsenso, Carter accetta la folle proposta di Cole e così i due fuggono dall’ospedale e si imbarcano in un’avventura straordinaria in cui, oltre che a riscoprire le gioie della vita, entrambi impareranno a conoscersi meglio e a conoscere sé stessi consolidando in pochi mesi un’inaspettata e forte amicizia che renderà migliore il poco tempo che li separa dalla fine.
ANALISI Il contrasto fra due vite agli estremi di fronte ad una morte annunciata è il soggetto dell’azione che scorre rapida ma che riserva emozioni lasciando il giusto spazio per delineare il carattere dei due protagonisti. Da un lato c’è il riccone strafottente che non si fa scrupolo di passare sopra i sentimenti in nome del business e dei piaceri sfrenati ad esso connessi. Dall’altro un modesto ma onesto e acculturato lavoratore che ha sempre sacrificato sé stesso pur di assicurare un futuro alla famiglia. I battibecchi iniziali fra i due pazienti, costretti a condividere la degenza, e la mordace e cinica ironia di Nicholson sono i primi elementi comici che alleggeriscono il dramma. La folle idea di “finire con il botto” è l’occasione per Freeman di riscoprire lo svago che, dopo una vita di sacrifici, merita di vivere prima della fine. Il viaggio in terre suggestive diventa per il miliardario l’occasione di ripensare ad i suoi errori grazie alla saggezza dell’inaspettato compagno di avventura. All’improvviso la spietata realtà della malattia e del carattere cinico del magnate tornano a farsi sentire creando una rottura che sembra sancire una conclusione triste. Ma è solo il preludio della fine vera che, fra lacrime e risate, riunisce le due anime diverse, unite e migliorate dalla malattia e dall’amicizia. Il commovente discorso conclusivo offre nel congedo terreno un’indimenticabile lezione di vita per lo spettatore che non può non emozionarsi prima dei titoli di coda.
Rob Reiner
AMICIZIA E VITA Il regista newyorkese Rob Reiner (6 marzo 1947) lega il suo nome a capolavori indimenticabili del mondo in celluloide: basterebbe citare il dramma giudiziario dove Nicholson dà il meglio di sé come cattivo contro un bravissimo Tom Cruise in versione avvocato militare (Codice d’onore). Già in un’altra occasione aveva offerto un Capolavoro emozionante sul valore dell’amicizia, quando ha adattato un racconto di Stephen King con giovani talenti fra cui spicca il compianto River Phoenix (Stand by me – Ricordo di un’estate). Ma se nell’adolescenza l’amicizia può essere un valido strumento di crescita di fronte alle avversità della vita, quando si è raggiunta la terza età il discorso assume un tono più serio perché sempre più sottile è la distanza che separa la vita dalla morte.
Quello delle malattie terminali, che inesorabilmente segnano quanto poco resta da vivere, è un tema che non bisogna prendere troppo alla leggera: grande rispetto è dovuto a chi affronta la cosa con coraggio e determinazione da giovane o con serenità da anziano. E mai come in questo periodo in cui, oltre a malattie mortali ancora difficili da debellare, siamo costretti a subire l’imprevedibile azione di una nuova pandemia che ancora non accenna a finire, bisogna imparare a riscoprire il valore del tempo che ci è concesso nell’unica vita che ci è toccata: se non possiamo decidere come iniziare dalla nascita, possiamo sempre, in ogni momento, decidere la conclusione a noi più consona.
Nicholson e Freeman sono due pilastri della celluloide, capaci di emozionare e di divertire, la cui sola presenza basta a rendere il prodotto degno di essere vissuto.
FILM DA VEDERE.