Nell’era dei social le dichiarazioni, le notizie e le informazioni viaggiano istantaneamente: un vantaggio, ma anche un divertente archivio per tutte le clamorose uscite che politici, personaggi dello spettacolo e altre personalità famose rilasciano. Un esempio lampante è il post pubblicato sulla pagina si satira politica “Aggiornamenti quotidiani dalla terza repubblica – AQTR”, che riprende le gaffe dei vari politici che sono entrati a far parte del governo Draghi.
Oltre a suscitare una normale ilarità, il post impone una riflessione sicuramente più profonda, che ci riporta al tema principale del governo “dei migliori” o, se si vuole, “di alto profilo”. Perché, a ben vedere, e questo tema lo abbiamo già accennato in un precedente articolo, resta difficile, se non impossibile, coniugare una nomina che si basa sul meccanismo fiduciario con il criterio della competenza. Resta praticamente irrisolto il nodo della “rappresentanza competente”, quando innanzitutto i partiti selezionano i propri rappresentanti all’interno delle liste senza avere nessuna considerazione di competenze, preparazione e formazione, se non in qualche caso; diventa ancora più irrisolvibile poi quando parliamo di nomine fiduciarie che esulano da qualsiasi valutazione sulla preparazione e la conoscenza di determinati settori.
Il post satirico della pagina Facebook riporta alcuni esempi lampanti dei nuovi sottosegretari: ai beni culturali una persona che afferma di non leggere un libro da anni, che non conosce i confini delle regioni italiane; all’economia chi ha esternato opinioni poco condivisibili sul reddito di cittadinanza e sull’esercizio della professione; altri che si sono resi autori di frasi discutibili rispetto a omosessuali, stranieri, ecc.: l’elenco è abbastanza lungo.
Cosa abbiamo imparato dalla nascita di questo nuovo governo che, almeno in teoria, dovrebbe resuscitare la nazione dal torpore in cui è caduto a causa della pandemia? Due cose che, da sempre, caratterizzano meccanismi politico-istituzionali: le nomine di esponenti del governo non possono prescindere dalla rappresentanza delle compagini parlamentari. Per quanto si possa creare un “governo tecnico”, ovvero nato in corso di legislatura e capitanato da esponenti che non fanno parte di nessuno schieramento, resterà sempre viva, e non può essere altrimenti, la presenza dei partiti e dei loro uomini ai posti più alti, anche perché l’esecutivo, nella forma di governo parlamentare, non può esistere senza la fiducia del Parlamento. La seconda riflessione che si può avanzare è che il meccanismo delle nomine resta sempre ancorato prioritariamente al criterio della fiducia, mettendo spesso in secondo piano qualsiasi altra valutazione. Accade spesso ma non sempre, di certo in un governo annunciato come quello dei migliori nessuno si aspetta un corto circuito tra il ruolo ricoperto e le esternazioni di cui ci si è resi protagonisti nel passato, recente e non.