Si scherzava tempo fa quando, passeggiando in piazza Duomo, si osservava l’orologio del Comune che era fermo sempre allo stesso orario. Scappava una risata e via, tutto come prima. Come un buon aruspice romano, tuttavia, quell’orologio stava anticipando l’involuzione della vita sociale, culturale ed economica della città di Nola. Da anni la patria di Giordano Bruno versa in uno stato di arretratezza che non è certo un favola raccontata da qualche giornale pignolo e pretestuoso, è sotto gli occhi di tutti e i fatti lo dicono. Dissesto finanziario del Comune, attività del centro storico che chiudono una dopo l’altra, piano commerciale ancora assente, la piaga di Piazza d’Armi ancora non risolta, gli innumerevoli siti archeologici lasciati all’incuria (ad esempio l’Anfiteatro Laterizio che si diceva dovesse essere recuperato ed invece si mostra oggi così: CLICCA QUI).
Dopo il commissariamento, la comunità aveva accolto di buon grado e con fiducia la discesa in campo dell’ingegner Gaetano Minieri, un imprenditore non politico e con tanta voglia di fare. La sua vittoria, seppur con alcuni ranghi dell’ex amministrazione tra le sue file, era stata netta contro l’ex vicesindaco Cinzia Trinchese. La “missione dignità” sembrava poter avere un nuovo impulso. Certo, gli auspici non erano dei migliori, ma un programma elettorale interessante ed una buona comunicazione avevano condito un mix che poteva far pregustare ai nolani una felice risalita verso la gloria che si era vista nei tempi passati. Dopo pochi mesi, tuttavia, due duri colpi hanno condizionato l’operato della nuova amministrazione: la dichiarazione di dissesto finanziario e la pandemia globale di coronavirus. Due coltellate dure, soprattutto per una città fulcro di un territorio di almeno 18 Comuni.
Dopo quasi 18 mesi di amministrazione, però, la marcia sembra non essere cambiata affatto e, per onor del vero, non tutto si può imputare al dissesto ed alla pandemia. Liti interne e strategie politiche hanno portato il neo sindaco ad essere impegnato più tra le mura comunali che in strada. Anche in questo caso, nulla che non si possa desumere dalla realtà: cambio semi-totale di giunta dopo quasi un anno, dimissioni del sindaco (poi revocate), dichiarazioni di critica degli esponenti politici (sia di maggioranza che di minoranza) tramite stampa e social, 3 presidenti di Consiglio che si sono passati il testimone e 3 consiglieri di maggioranza passati al Misto (tra cui uno dichiaratamente votato all’opposizione). Insomma, l’entusiasmo che i cittadini potevano vedere nell’operato del sindaco nei primi mesi (erano state belle le immagini del sindaco Minieri in strada con i responsabili della sanificazione o sotto il Giglio durante un momento di difficoltà della processione) hanno lasciato spazio ad altro.
Con queste premesse è difficile analizzare l’andamento di una programmazione politico-amministrativa (semmai essa fosse riuscita a partire). La coalizione Minieri puntava molto, ad esempio, sulla rivalutazione di Piazza d’Armi. Dopo 1 anno e mezzo, e dopo le buone notizie iniziali riguardo un tavolo di lavoro con il Demanio, è arrivato l’allarme del Movimento Piazza d’Armi: “Attualmente l’Agenzia del Demanio è ancora in attesa di ricevere dal Comune un ulteriore aggiornamento del piano di valorizzazione, con termine già scaduto il 15 ottobre quando si sarebbe dovuto riunire il secondo tavolo tecnico A tutt’oggi, dicembre 2020, l’amministrazione Minieri non ha ancora inviato tale programma/progetto di valorizzazione. C’è un altissimo rischio di perdere Piazza D’Armi“. Risposta, a dire il vero, non è neanche arrivata dopo il nostro reportage che ha svelato cosa si cela all’interno del “48” in Piazza d’Armi, se non un video poi subito rimosso dai social dallo stesso sindaco.
Per quanto riguarda il volontariato ed il terzo settore, poi, l’idea era quella di creare la rete Nolasociale, ad oggi però l’unica cosa palese (eccetto alcune encomiabili attività di beneficenza) è che durante i giorni più duri della seconda ondata l’Assessorato alle Politiche Sociali era vacante in conseguenza delle dimissioni del secondo assessore nominato che si lamentava di “un sistema incancrenito”. La stessa burocrazia che, secondo il programma elettorale, doveva aggiornarsi e che invece sembra rallentare ancora troppo i lavori amministrativi. Altro encomiabile progetto era “Nola smart city“, che voleva trasformare la città sull’esempio delle grandi metropoli. Wifi pubblico, riduzione dei rumori dei locali della movida, acquisto di attrezzature innovative, tutte iniziative purtroppo ancora non realizzate. Altri due punti su cui si batteva erano lo Sport e il Commercio Locale. Per quanto riguarda il primo, ancora una volta i problemi delle strutture sportive hanno portato le squadre ad avere, oltre 1 anno dopo l’insediamento dell’attuale amministrazione, ancora forti disagi prima dell’inizio dei loro campionati. Riguardo il secondo punto, invece, si voleva formare un “centro commerciala naturale”, ma purtroppo i cartelli Vendesi affissi ovunque nel Corso restituiscono una realtà ben diversa. Ultimo appunto lo si deve fare alla comunicazione istituzionale: non c’è ancora un ufficio stampa e le informazioni vengono diffuse da diversi e sparsi contatti social su Facebook.
Nell’anno più buio degli ultimi decenni, tutto quello appena detto non fa bene ad una comunità di quasi 35mila abitanti. Il processo di crescita è tardivo, le discussioni sono spesso inconcludenti e le sessioni di consiglio comunale non di rado si trasformano in alterchi da bar. Ora però non è certamente il momento delle critiche, bensì dell’autocritica e della presa di coscienza. Qualcosa non va, questa città non riparte, mentre intorno ad essa tutti sembrano avere programmazioni più o meno solide e danno mostra di iniziative amministrative ammirevoli. C’è bisogno di una forte inversione, soprattutto dopo l’ultimo grave consiglio comunale. Alla fine, quello che conta non sono le parole di un giornalista o i proclami di un politico. Alla fine della fiera, quando si tireranno le somme, si conteranno i fatti, quelli che davvero possono cambiare la realtà e il destino delle comunità. Non è il momento dei litigi, non è il momento delle polemiche, è il momento di mettere al centro le esigenze che davvero sono importanti. Un solo monito: bisogna rimboccarsi le maniche, bisogna ripartire, ora più che mai.