Il coraggio di combattere la crisi scegliendo ciò che si ama: l’idea imprenditoriale di Stella Catapano

di Luisa Sbarra

Stella Paola Catapano è un’altra giovane donna, palmese, che ha scelto di investire il suo futuro nella città di Nola. A pochi passi da Piazza Immacolata, si trova infatti Coloniali Stella, il suo primo negozio, da lei gestito e strutturato, aperto in poco tempo il 1 dicembre 2021. Stella ha avuto il coraggio di unire sogni, tradizioni familiari e indole, rinunciando ad altri tipi di carriera che le si presentavano davanti. Con il suo carattere deciso, ci è riuscita senza troppi se e troppi ma, occupandosi lei in prima persona di tutto, presente dall’inizio alla fine del cantiere in cui ora sorge la sua bottega. Stella rappresenta quella sana testardaggine, la tenacia, il non avere paura di fare un salto nel vuoto, di mettersi in gioco.

Si è gentilmente offerta di rispondere a delle domande sulla sua attività e su quello che l’ha portata ad intraprendere questa nuova avventura.

Cosa c’è dietro questa scelta? Questo cambio di rotta? Da dove prende forma?

I miei nonni erano sia commercianti sia coltivatori, quindi, diciamo che hanno iniziato un processo di coltivatori diretti e di vendita contestuale, la si potrebbe chiamare una fase embrionale della vendita a km 0. Loro facevano questo ed io non sono mai stata timida, mi è sempre piaciuto il contatto con l’altro e dopo i miei studi di legge non ho proseguito quel tipo di carriera, perché non la ritenevo appartenermi. Ho iniziato a lavorare nel settore commerciale di varie aziende, in ultimo in un’azienda che ha a che fare con la gastronomia e con la ristorazione emi sono innamorata di un settore della gastronomia e dell’enogastronomia, per cui, già da quando ero dipendente, ho pensato di voler aprire qualcosa di autonomo, di mio.

Prima di lavorare nell’enogastronomia ti sei occupata di altro? Hai avuto altre esperienze lavorative?

Sì, ho fatto altro. Sempre nel settore commerciale, ho lavorato per due attività diverse: una nell’ambito estetico e una nell’ambito della gastronomia, ma mi occupavo sempre degli aspetti commerciali. Ero a contatto col pubblico, col terzo, chiudevo contratti per spose che si accingevano al giorno del sì, che avevano bisogno di trovare qualcuno che si occupasse del make-up, etc. Anche nella azienda di ristorazione mi sono occupata del commerciale, di contratti che vedevano gli sposi scegliere la location per il matrimonio. Ho sempre avuto contatto con sposi, matrimoni, grandi eventi. Sono sempre stata una venditrice in realtà; mi piace e l’ho sempre fatto con successo, ho avuto risultati alti e soddisfacenti anche per i titolari di queste aziende. Ad un certo punto, però, ho voluto farlo per me.

Quindi il tuo percorso non è un cambiamento di vita, ma la realizzazione di qualcosa che era già insito dentro di te?

Sì, il ruolo di dipendente non mi è mai appartenuto completamente. Io sono molto team-leader nelle attività con vari dipendenti. Ho un carattere bello forte e deciso, quindi, a un certo punto, lavorare seguendo delle regole e delle imposizioni mi stava un po’ stretto. Ho deciso, facendolo anche con tanti sacrifici, di avviare una mia personale attività, auspicandomi che poi in futuro sarebbe andato tutto bene. Ho aperto nel periodo natalizio, sono stata furba. Nelle prossime stagioni dell’anno il negozio cambierà in modo camaleontico, o meglio, i prodotti sono camaleontici perché si adattano al periodo in corso, alla stagionalità. Anche nella scelta della merce da vendere ho fatto una bella cernita. Sono sempre più propensa nel cercare aziende di nicchia; sono innamorata dei piccoli artigiani, innanzitutto perché ho un rapporto diretto con loro e sono consapevole dei sacrifici che questi piccoli artigiani hanno dovuto affrontare, soprattutto nel periodo storico che ci vede tutti coinvolti, sono innamorata della passione con la quale realizzano il loro piccolo sogno. Nello specifico, parliamo di aziende domestiche alimentari, quindi di qualche laboratorio nato tra le mura di casa, più o meno come quello dei miei nonni, ma ovviamente adeguandosi a quelle che sono le richieste di legge attuali.

Il nome ‘Coloniali Stella’ simboleggia un voler puntare tutto su te stessa?

No, volevo aprire un coloniali gestito completamente da me. Non ho puntato su me stessa, ho puntato su un messaggio semplice e chiaro, che non debba fuorviare l’utente, ma che potesse invoglialo ad entrare, perché qui troverà una persona semplice. Io sono così, a casa come in negozio, o in bottega che dir si voglia. Da me passano persone che vengono principalmente a scambiare quattro chiacchiere, dopodiché, se hanno interesse per il prodotto, lo acquistano. Prioritario per me è far entrare in fiducia il cliente con quel prodotto e con me e poi da lì si creano dei rapporti, anche per quanto riguarda negoziante e acquirente, è importante far sentire il cliente spronato a tornare e ad aver piacere a passare anche solo per un saluto.

Come mai hai scelto di aprire nel centro di Nola da qualche anno in crisi?

Il centro di Nola, per me, è in crisi perché i commercianti non hanno avuto abbastanza coraggio negli ultimi anni. Parliamo di una realtà storica di grande rilievo. Il locale nel quale è nata la mia attività era parte dell’interno di un convento, tant’è che all’esterno c’è una targa sulla quale è ben indicato che Sant’Alfonso dei Liguori, moltissimi anni fa, compose la famosissima canzone ‘Tu scendi dalle stelle’. C’è tanta storia, c’è tanta arte, c’è tanta cultura, un po’ meno coraggio. I commercianti hanno voluto magari investire in posti un po’ più affollati, che possano essere centri commerciali, ma non è solo quello il problema. Vi è proprio un disinteresse nell’invogliare il cliente a comprare e nel fare ricerche per i prodotti da esporre in negozio e da vendere.

Chi ti ha sostenuto e se qualcuno che te l’aveva sconsigliato di aprirla?

Fondamentalmente ho fatto tutto da sola. Mi sono sposata a giugno ed ero dipendente, avevo un contratto, potevo rimanere a lavorare lì, ma ho dato le dimissioni e ho iniziato la ricerca di un locale. La ricerca su Nola non è stata voluta, ma è stata casuale. Cercavo un locale che fosse in buone condizioni e, una volta trovato, ho lavorato insieme a idraulici, imbianchini e muratori, circa 13 ore al giorno. Ho firmato il contratto di locazione il 4 novembre 2021, il primo dicembre ho inaugurato. Sicuramente c’è stato il supporto emotivo da parte di qualcuno, la demotivazione da parte di qualcun altro, ma io sono una persona tosta, testarda e coraggiosa, ho voluto fortemente questa attività, per cui non mi sono fatta proprio ledere da nessuna opinione altrui e ho proseguito per la mia strada.

Hai avuto difficoltà nell’apertura della tua attività?

Se scegli dei professionisti che ti seguono, commercialisti, legali che ti possano consigliare, grandi difficoltà burocratiche non le incontri, lungaggini sì. Le difficoltà ci sono anche se vuoi cambiare gli infissi di casa tua, figuriamoci per aprire un negozio! Per l’arredamento, invece, mi ha aiutato mio marito a montare i mobili nel week end, che sono gli unici giorni in cui lui non lavora. Sicuramente non accade tutto con uno schiocco di dita. Io ho lavorato veramente in maniera instancabile, sono stata insieme agli operai in ogni fase e tutti insieme siamo riusciti nei tempi, ci davamo la carica l’uno con l’altro ed è andato tutto bene.

I prodotti che vendi sono campani o vengono da altre regioni?

Ho fatto una cernita e una ricerca di artigiani. Ho contatti con aziende campane, ho referenze campane sia nel mondo dei vini sia nel mondo dei biscotti e dell’arte pasticcera, ma il cioccolato ad esempio viene dal Piemonte. Molti prodotti sono anche i siciliani; ho scovato per caso queste aziende, ho assaggiato personalmente, ho fatto assaggiare e ho tenuto dei feedback positivi e, nonostante avessi fatto un bell’acquisto sostanzioso, ho finito subito tutte le referenze dopo una settimana. Poi ho confetture, birre artigianali, vini artigianali, qualche liquore artigianale. Le referenze aumenteranno perché sono in continua ricerca. Per esempio, sono andata direttamente a Sorrento per ottenere una referenza di Limoncello e di liquori di agrumi provenienti da un giardino coltivato personalmente da chi lo produce. Per il torrone ho scovato un artigiano del Sannio che praticamente è un’eccellenza italiana. La mia idea è quella di acquistare i prodotti di gamma, o meglio, le eccellenze per ogni regione italiana.

Da donna, per stipulare contratti hai avuto delle difficoltà, delle discriminazioni in base al sesso?

Non ho mai creduto nella disparità di genere. Siamo nel 2022 e il rispetto lo ottieni in base a quello che comunichi, a come interagisci con una persona, con un ufficio, con un’azienda.

Tu cosa offri che magari gli altri coloniali non hanno? Cosa pensano i clienti?

I coloniali a Nola sono quasi scomparsi, ce n’è ancora unoche si trova nei pressi della stazione della CircumVesuviana ed è storico. I clienti si sono già affezionati, li ringrazio molto, sono molto soddisfatta dei feedback. Sono stati tutti molto carini, anche qui nei dintorni a venirmi a salutare per l’inaugurazione. Sono abituata a confrontarmi, ma non a fare i paragoni, perché ognuno nella propria bottega vende quello che vuole, quello che corrisponde al gusto dell’esercente. Nella mia bottega pretendo che ci sia altissima qualità per il cioccolato, per i vini, per i liquori e per i biscotti.

E da qui a un anno come ti vedi? Che cosa ti auguri nel prossimo anno?

Non so, però sicuramente uno dei miei obiettivi è ampliare, magari creare una serie di punti vendita. Insomma, ora non so esattamente come, ma sicuramente ho voglia di crescere come imprenditore. Questo negozio per me è diventato un po’ la mia seconda casa, o la mia prima a questo punto, visto che qui ci passo molte ore. Spero di crescere, come per tutte le cose della vita.

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