Se mi chiedessero di spiegare cosa è la Festa dei Gigli, io non lo saprei fare. Credo che sia una delle rare volte in cui con le parole non riesco a spiegare e raccontare la realtà secondo il mio punto di vista. La verità è che la Festa dei Gigli di Nola non la si può spiegare, bisogna viverla. La cronaca la descrive come la celebrazione in onore del Santo protettore della città di Nola, San Paolino, ricordato soprattutto per il salvataggio dei nolani presi in ostaggio dai Saraceni.
La realtà è che a Nola la Festa dei Gigli è ben altro. È il sorriso dei bambini, è l’entusiasmo delle ragazze, è l’abbraccio tra i cullatori, è la premura delle donne, è una coppia di anziani che si tiene per mano, è un ragazzo con sindrome di Down che si trova con gli altri cullatori a giocare e a saltare, è un turista curioso che non crede ai suoi occhi, è un’intera città che alza gli occhi al cielo per vedere dei giganti di legno, è camminare per le strade e vedere uomini con bozzi enormi sulle spalle (i cosiddetti “calli di San Paolino” o “patanielli”). È una cosa unica, non la trovate da nessun altra parte.
La Festa dei Gigli di Nola è una donna che ti toglie il sonno, un amore viscerale. Ma, come tutti gli amori, vive anche di tradimenti, come quello di quest’anno. Tre obelischi su nove senza il numero necessario di cullatori per il trasporto, due che non hanno completato il percorso secondo la norma. Un affronto grave, sia dal punto di vista culturale che sociale. Ritardi di ore, fasi di stasi che smorzavano l’entusiasmo, ricerche frenetiche di energie e risorse.
Alla fine si è realizzata una situazione per nulla auspicabile ma, per chi conosce bene le dinamiche di questa Festa, anche prevedibile per questa edizione. Le responsabilità sono di molti: di chi doveva controllare, di chi ha partecipato all’esibizione con superbia e incompetenza (o forse entrambe), rovinando una Festa attesa per un anno.
La Festa dei Gigli di Nola è il trionfo della democrazia: sotto le varre si trovano il professore e lo studente, l’operaio e il laureato, l’avvocato e il netturbino, il politico e il politicante, il padre e il figlio, il migliore amico e l’amico appena conosciuto. Tutte le norme sono ribaltate e annullate. Se, ad oggi, è ancora per fede, per passione o per altro, questo non lo so dire. Certo è che una manifestazione del genere (targata UNESCO!) ha bisogno di regole concrete e incontrovertibili, di attori rispettabili e rispettosi, di controllori inflessibili e stacanovisti, di criteri minimi di qualità invalicabili, di trasparenza nelle assegnazioni.
Per rispetto nei confronti di chi è allettato e la vede dalla tv, di chi è anziano o malato ma al solo suono del sax prende vigore, di chi non dorme per giorni, di chi era in piazza alle 13 del primo luglio 2019 (dopo 30 ore filate), di chi ha partecipato con rispetto e impegno, di chi torna a Nola da tutta Italia e da tutto il mondo una sola volta all’anno. Per tutti loro, per tutto quello che rappresenta questa Festa, per un aspetto sacro che non deve mai essere dimenticato. Per tutto questo ci vuole rispetto.
Nessuno ne detiene la proprietà, ma alcuni hanno la responsabilità di non farla morire e di farla crescere. L’amore non basta. È una Festa eterna, merita di più.
LEGGI ANCHE : https://www.zerottounonews.it/l-andazzo-pericoloso-della-festa-dei-gigli-di-nola/