In questi giorni sono apparsi striscioni sulle mura dell’edificio diocesano a Nola in polemica contro la diocesi stessa, che il 3 aprile ha tenuto degli incontri formativi per operatori sociali e pastorali, riguardanti i numerosi aspetti del fenomeno immigrazione, e la tutela dello stesso. Gli striscioni, che riportavano le scritte “Le risorse sono gli italiani, stop immigrazione” e “Prima gli italiani”, sono stati rivendicati da Casapound Nola. Attraverso il coordinatore regionale di CasaPound in Campania, Ferdinando Raiola, il gruppo ha comunicato la loro posizione:
Questi incontri formativi coinvolgono professionisti del diritto, della sanità e rappresentanti delle istituzioni, e i loro interventi sono tutti mirati ad accogliere e tutelare gli stranieri. Crediamo che l’immigrazione sia uno dei principali vettori di sradicamento e impoverimento sociale, culturale ed esistenziale a danno di tutte le popolazioni coinvolte, siano esse ospiti o ospitanti. Gli immigrati sono una risorsa solo per i partiti progressistiin cerca di nuovi elettori, per le chiese e per le associazioni cattoliche in cerca di nuovi fedeli, per Confindustria e per il padronato che cercano nuovi schiavi,per le associazioni umanitarie sempre affamate di nuovi fondi, ed infine dalle organizzazioni criminali sempre a caccia di nuovi addetti alle attività illegali: questi sono di fatto i beneficiari di questa economia neoschiavista. Chiediamo il blocco dei flussi migratori; una soluzione al problema dell’immigrazione potrebbe essere quella di rafforzare la cooperazione con i paesi d’origine. Andrebbero rivisti gli accordi del trattato di Schengen, che di fatto ha sulla libera circolazione in Europa, per evitare che schiavi e delinquenti si spostino verso le zone economicamente più avanzate del continente. “Non crediamo alla falsa e buonista storia dell’immigrato da intendersi come risorsa; sono gli italiani a dover essere ritenuti tali, ed è prima agli italiani che il nostro Stato e le nostre amministrazioni dovrebbero assicurare tutti quei diritti fondamentali di cui sempre più spesso non è garante.