Non sono i giornalisti i nemici del popolo

di Nello Cassese

I “nemici del popolo” sono i giornalisti? Ovviamente no, ma ultimamente fa comodo a molti credere che sia vero. Da quando il Governo ha varato l’obbligo del Green Pass per molte attività del quotidiano, in varie città d’Italia sono scoppiate costanti proteste simili a quelle francesi. Da Trieste in giù, le più grandi città italiane hanno visto cortei del movimento No Green Pass riunirsi tra le strade. Sono a centinaia, ognuno con i suoi trascorsi e da estrazioni sociali diverse. Non solo il neofascista di turno, come purtroppo molti hanno cominciato a constatare, ma anche il docente, il padre di famiglia, il negoziante. Tutti con una sola convinzione: il Green Pass è incostituzionale e lede le libertà fondamentali. Un insieme variopinto di persone le cui intenzioni sarebbe ugualmente giusto conoscere ed analizzare. E rispettare, ovviamente, all’interno dei crismi di un dialogo civile. Cosa che purtroppo, ad oggi, non sta accadendo.

Tra di essi, infatti, non mancano anche No Vax e negazionisti del Covid. Un caleidoscopio di manifestanti pronti a gridare contro le angherie politiche e sanitarie. Tanti i masanielli improvvisati, molti capipopolo che, inebriati dall’adrenalina di sfidare il potere a muso duro, si ergono tra la folla così come Marianne, la personificazione della Libertà, guidava i francesi nel quadro di Delacroix sulla Rivoluzione Francese. Peccato però in questo ulteriore sottoinsieme ci siano anche diversi volti conosciuti dalle forze dell’ordine e noti attivisti violenti, come Roberto Fiore ed altri suoi accoliti di Forza Nuova, tutti arrestati per l’assalto alla sede della CGIL dello scorso 9 ottobre durante una delle tante manifestazioni.

l’assalto alla sede della CGIL – fonte foto: Open

Da alcuni mesi, tuttavia, i manifestanti stanno scagliando le proprie ire contro un nuovo obiettivo: i giornalisti. Si sommano ormai in maniera preoccupante le aggressioni agli operatori dell’informazione durante le manifestazioni. Ultima, in ordine di tempo, ai giornalisti di Fanpage a Milano. Ma sono tante anche le minacce e le aggressioni verbali e fisiche a collaboratori di giornali meno noti, come successo a Gianpaolo Sarti, giornalista de Il Piccolo, colpito con una testata a Trieste. E se si pensa che le minacce proseguono anche su Telegram, la piazza virtuale dove nascono i cortei, la situazione diventa ancor più intricata.

Poco conta se il Tribunale dell’Unione Europea ha già bocciato un ricorso fatto contro il Green Pass (questa volta presentato da decine di pompieri francesi) già ad agosto. Poco importa se il tasso di occupazione più alto in rianimazione era il 9 novembre scorso era del 60% ed ora, con quasi tutta la popolazione vaccinata, è solo dell’11%. Non contano i dati, le evidenze scientifiche, le storie di chi vive la realtà dei fatti, i giornalisti saranno sempre etichettati come i terroristi, nemici del popolo, che stanno mentendo alla nazione per nascondere un complotto ancora sconosciuto.

scontri tra polizia e manifestanti – fonte foto: Il Tempo

E’ altresì difficile trovare argomentazioni valide tra chi sostiene che sia tutto falso, che si stia vivendo in una dittatura sanitaria. A chiederlo si riceveranno risposte confuse, ma allo stesso tempo decise e spesso violente. Non a caso, una delle tante distorsioni cognitive adottate dalla nostra mente riguarda proprio la convinzione delle proprie idee. In determinati contesti, soprattutto se ci si circonda di persone che la pensano come noi, si opera una sorta di selezione delle informazioni che considera solo i dati in accordo con le proprie convinzioni, ignorando o sottovalutando invece quelli che non lo sono. E così chi la pensa diversamente è nemico, figlio di un complotto che vuole assoggettarci ad un non ancora identificato sovrano onnipotente, scelto a caso tra Bill Gates, Soros e il ceo della Pfizer.

La verità, purtroppo, è semplice: i nemici del popolo sono quelli che non seguono le regole. Tutti quelli che bloccano le strade impedendo alla gente di andare a lavorare, prendendo a sputi e parolacce i poliziotti e i giornalisti, cooperano nel ricostruire quel caos da cui siamo faticosamente usciti. Chi usa violenza è vigliacco, non ci sono definizioni diverse o più edulcorate da usare. E’ facile picchiare e minacciare quando si è in mezzo ad un branco, è facile inveire contro chi non la pensa come te se non si prova mai a scendere a compromessi e dialogare. Lo si vada a dire a chi ha perso un parente per Covid, a chi è stato in terapia intensiva, a chi ha lavorato 14 ore al giorno. Ditelo a loro che i vaccini non servono, che le cure sono sbagliate, che viviamo in una dittatura sanitaria. Dov’è la democrazia quando si offende e si picchia chi la pensa diversamente? Come fa un giornalista a raccogliere le opinioni diverse se viene offeso ancor prima di ricevere risposte?

uno dei cartelli dei manifestanti – fonte foto: Roma Today

Da anni ormai si sta sviluppando la credenza popolare che chi ha un titolo di studio necessariamente debba essere un demagogo, un falso, un servo dei poteri forti, mentre chi non ha studiato sembra essere intriso di chissà quale genuina innocenza. Non c’è nulla di più sbagliato che creare lotte tra persone che fanno parte della stessa comunità. Non c’è ombra di dubbio che i social network abbiano contribuito a creare disordine sociale, traslando la vita digitale in quella reale, creando un mondo della non informazione che ha fatto diventare le parole più taglienti delle lame e più mortali delle pallottole.

Non pensate che chi scrive ora, così come chi scende in piazza a raccontare, viva in una campana d’oro. Chi fa questo lavoro, soprattutto nel nuovo millennio, lo fa tra mille sacrifici, portando avanti tantissime altre attività per arrivare a fine mese e poter dire che no, essere giornalista non è un hobby ma una professione. Tra mille difficoltà, sicuramente tra altrettanti errori, ma con una sola convinzione: nessuno è padrone della nostra integrità morale.

Ci dispiace, se cercate un nemico, quello non siamo noi.

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