Il calore del padre non è bastato, il gelo della Siria in guerra ha fatto un’altra vittima. Il 13 febbraio appena scorso la piccola Iman non ha resistito, il suo cuore dopo poco più di un anno di vita non ha retto. La neonata era stata accompagnata in un ospedale di Afrin dal padre, dopo un viaggio cominciato alle 5 di mattina, avvolta in due coperte nell’abbraccio del papà. In ospedale però la piccola Iman è arrivata già morta, suo padre stava trasportando un cadavere da almeno un’ora.
La storia di Iman Mahmoud Laila è quella di tanti altri sfollati, quasi 800mila ormai, che fuggono dagli scontri in Siria tra l’esercito regolare e i ribelli. Iman era scappata con la sua famiglia dalla periferia di Damasco ed aveva trovato rifugio in una delle tende arrangiate nel villaggio di Ra’Mata, nella provincia di Aleppo. Le condizioni proibitive diventano mortali nei periodi di freddo e di neve, i profughi cercano di scaldarsi bruciando qualsiasi tipo di materiale ma spesso restano vittime degli stessi fumi. La morte di Iman, tra l’altro, non è la prima: due giorni prima era morto anche il piccolo Abdul Wahhab Ahmad al-Rahhal con la stessa dinamica. Una vera e propria crisi umanitaria.