Iraq, Ecuador, Siria, Hong Kong. In molte parti del mondo eserciti e popolazioni sono al centro di scontri che mietono vittime quotidianamente. Personalità del mondo dello sport e della politica hanno espresso la loro opinione, non sempre ben accettata dai diretti interessati.
È il caso della Cina, la locomotiva dell’Oriente non ha infatti accettato i messaggi di solidarietà statunitensi nei confronti dei manifestanti che ad Hong Kong si stanno rivoltando contro il disegno di legge d’estradizione in Cina. Dopo South Park, la censura cinese ha colpito anche l’NBA. La massima serie di basket, infatti, è stata oscurata dalla tv cinese per via della posizione di solidarietà nei confronti dei manifestanti ad Hong Kong da parte di Daryl Morey, general manager degli Houston Rockets, (franchigia dove inoltre ha giocato in carriera la star cinese Yao Ming). L’NBA, tramite il suo numero 1 Adam Silver, ha risposto cautamente, affermando di non poter decidere cosa hanno facoltà di dire i cestisti ed i dirigenti e che, nonostante i legami economici siano forti e le parole di Morey non rappresentino quelle della Lega, l’NBA basa i suoi principi sui fondamenti di uguaglianza e rispetto per la libertà d’espressione.