Sta facendo il giro del mondo l’iniziativa lanciata qualche giorno fa dalla rivista Nature che, prendendo spunto da un’idea di Gennaro Ciliberto, direttore scientifico dell’Istituto nazionale dei tumori Pascale di Napoli, punterebbe a trasformare l’intera area della Terra dei Fuochi in un vero e proprio laboratorio a cielo aperto, per studiare la correlazione tra inquinamento e insorgenza dei tumori. «La Campania potrebbe essere un campo di studio perfetto per un programma di biomonitoraggio – ha affermato Gennaro Ciliberto nell’articolo comparso su Nature – ed esistono precedenti in materia, ad esempio l’area di Salonicco, nel nord della Grecia, dove i nuovi poveri, figli della crisi economica, hanno iniziato a bruciare biomasse per riscaldare le case, contribuendo allo smog. Lì un progetto di ricerca dell’Ue – ha continuato – abbina regolari analisi degli inquinanti atmosferici con analisi delle urine e del sangue con l’obiettivo di determinare quantitativamente come la loro espressione genica, il metabolismo e il profilo proteico cambiano per effetto degli inquinanti entrati nell’organismo». Su queste basi si fonderebbe anche l’idea del “laboratorio Terra dei Fuochi”, anche se gli ostacoli non sono pochi, a cominciare dai costi ingenti che servirebbero per avviare il progetto.
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