Quante volte durante la visione di un film ci è capitato di pensare che una scena sarebbe potuta andare diversamente. Quel desiderio di divenire per un attimo registi e sceneggiatori potrebbe trovare la sua realizzazione grazie ad una novità tecnologica sviluppata da Richard Ramchurn, regista per hobby, studente dell’università di Nottingham. Il primo film interattivo della storia del cinema si chiama The Moment.
E’ un cortometraggio di 27 minuti ma che ha richiesto delle riprese tre volte più lunghe di un normale film. La pellicola sfrutta tecnologie derivate dall’ambito medico, un dispositivo dotato di un sensore chiamato NeuroSky Mindwave rileva in tempo reale l’attività cerebrale dello spettatore, il suo livello di attenzione e curiosità. Un software analizza in tempo reale gli input ricevuti da NeuroSky e influenza l’andamento del film, che quindi offrirà differenti colonne sonore, dialoghi e approfondimenti di trama. Il funzionamento di questa tecnologia è pensato per singoli individui, quindi anche immaginando di guardare il film in un sala cinematografica, soltanto uno degli spettatori potrà “guidare” la regia del film tramite la sua attività cerebrale. Ramchurn è riuscito ad estendere l’esperimento collegando un massimo di tre persone, con la differenza che gli impulsi di ognuno di loro andavano ad incidere su aspetti differenti del film e non a sommarsi. Il film darà dunque la possibilità a ognuno di noi di vederne versioni differenti, sia guardandolo da solo che affidando l’interazione ad altri.
Il film è stato presentato al grande pubblico allo Sheffield International Documentary Festival, tenutosi a Sheffield tra il 4 e il 12 giugno, dove ha suscitato curiosità e apprezzamento. Nella comunità scientifica c’è chi saluta con grande favore l’opera di Ramchurn, ma sono stati sollevati anche dei dubbi, è infatti lecito dubitare dell’effettivo controllo dello spettatore su ciò che vede, in quanto il sensore va ad analizzare anche attività cerebrali inconsce e difficilmente controllabili. Una sorta di metafora della nostra vita che spesso possiamo solo illuderci di indirizzare.