Napoli: scontri in Consiglio sul salario minimo negli appalti

di Gerardo Nicastro

Il Consiglio comunale di Napoli ha approvato a maggioranza la promozione di un salario minimo: 9 euro l’ora per tutti i lavoratori di ditte e società che hanno rapporti con il Comune. Il provvedimento è contenuto in un emendamento alla nota di aggiornamento del Dup ed è stato proposto dal gruppo consiliare “Manfredi sindaco”.

L’emendamento è stato approvato con 25 voti favorevoli, contrari Fratelli d’Italia, Forza Italia, Gruppo Maresca, un astenuto. Nel testo si legge che “nei contratti di appalto e in tutti i provvedimenti di concessione e/o autorizzazione, comunali o demaniali, da parte dell’amministrazione è inclusa la clausola sociale con la quale il soggetto contraente dell’appalto o beneficiario della concessione o dell’autorizzazione, si impegna ad applicare, a pena di decadenza o risoluzione, il contratto collettivo, più attinente all’attività svolta, nazionale o territoriale vigente, con la corresponsione ai lavoratori per lo meno la retribuzione minima prevista e, in ogni caso, non inferiore a quanto previsto dall’art.36 della Costituzione”.

Nell’emendamento si affida inoltre alla polizia municipale e ai responsabili dei singoli procedimenti il “controllo della regolarità contributiva dei rapporti di lavoro e l’accertamento del salario minimo”.

Contro il provvedimento si è scagliata l’opposizione: “Si tratta di un provvedimento demagogico e inutile“: affermano in una nota congiunta i gruppi consiliari di centrodestra Gruppo Maresca, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Nella nota i gruppi sottolineano che la dirigente comunale aveva già evidenziato che “la clausola sociale è già prevista dal codice degli appalti, analogamente il costo della manodopera va già considerato secondo i contratti collettivi di riferimento. Riteniamo che il provvedimento, oltre a non determinare alcun effetto positivo per i lavoratori – prosegue la nota congiunta – possa addirittura essere controproducente, autorizzando chi applica tariffe superiori ad adattarle, riducendole a quelle fissate. Inoltre, le ripercussioni negative sul bilancio del Comune, già pesantemente disastrato, possono essere devastanti se si scoprisse che molte delle società che lavorano per il Comune, comprese le società partecipate, non hanno adottato criteri retributivi compatibili con l’emendamento adottato. In tal caso – concludono i gruppi di centrodestra – andrebbero revocati appalti e concessioni con conseguenze in ordine ai servizi per i cittadini“.

“È un atto di civiltà politica, morale e giuridica a tutela della classe dei lavoratori”. Questa la replica del consigliere Gennaro Esposito (gruppo Manfredi Sindaco), proponente dell’emendamento, che promuove il salario minimo e che richiama un ordine del giorno presentato dal collega Sergio D’Angelo. Esposito e D’Angelo spiegano che “il provvedimento approvato a maggioranza, con il voto contrario delle opposizioni, introduce il salario minimo di 9 euro per gli appaltatori comunali, per i concessionari, anche per le occupazioni di suolo pubblico, e per tutti i casi in cui l’ente comunale deve autorizzare l’esercizio di attività anche commerciali. L’applicazione del salario minimo è a pena di decadenza o di risoluzione ed il controllo è demandato ai responsabili del procedimento ed alla polizia municipale”.

Nel concludere, i consiglieri sottolineano che “Napoli si allinea agli altri Comuni Italiani nella tutela del lavoro e del salario minimo che consenta così come previsto dall’art. 36 della Costituzione una vita dignitosa”.  

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