In palio c’è la finale di Coppa Italia ma anche l’impagabile sensazione di ritrovarsi al centro della propria vita, di nuovo, dopo essere usciti di fretta dalla porta secondaria, per sfuggire a un nemico che s’è rubato la scena. Sembrava non arrivasse più il momento di riconciliazione con l’attesa, invece questi sono (di nuovo) i giorni di Napoli-Inter, come a dire: dov’eravamo rimasti? Perché il ritorno delle semifinali, che era in programma al San Paolo agli inizi di marzo, è stata la prima partita sospesa a causa del lockdown; allora sembrò assurdo, poi tutti hanno capito che anche il calcio, che muove milioni e suscita emozioni, era diventato un problema minuscolo rispetto al Covid-19.
Si riparte sabato (ore 21, diretta Rai) tra mille difficoltà e contraddizioni, senza tifosi ma neppure giornalisti, con la tribuna stampa aperta solo a pochi eletti e tutti gli altri a casa. Il Napoli, che prima di ogni gara interna va in ritiro, ha optato per un albergo in città dato che la struttura di Castel Volturno non è ancora pronta ad ospitare la squadra. Venerdì 12 alle ore 18, salvo sorprese, è in programma anche la rifinitura al San Paolo, un’eccezione per ritrovare confidenza con l’erbetta calpestata l’ultima volta il 29 febbraio scorso, quando il Napoli vinse 2-1 col Torino, segnarono Manolas e Di Lorenzo, ultimi frammenti di una normalità poi smarrita.
All’andata l’Inter ha perso uno a zero, è bastata la perla di Fabian Ruiz per ipotecare la finale, servirà un’altra prova simile per blindare il vantaggio e regalarsi l’Olimpico, sede della finale mercoledì prossimo. De Laurentiis, ieri a Castel Volturno, ha caricato la squadra, si è complimentato coi calciatori per la professionalità durante la quarantena e ha promesso ad ognuno di procedere quanto prima al pagamento degli stipendi, al momento fermi a febbraio. Dopo l’Inter – difficile prima – ogni giorno sarà anche buono per l’annuncio dei rinnovi di Zielinski e Mertens. Ci vorrà più tempo, ma non troppo, per quello di Gattuso. Forse non arriveranno mai quelli di Callejon e Milik.