33 anni, buona parte della vita passata come cooperante per le onlus in giro per il mondo e una morte misteriosa e terribile. E’ la storia di Mario Paciolla, classe ’87 di Napoli, trovato morto in Colombia nella sua abitazione nel quartiere Villa Ferro della località San Vicente del Caguan, nel dipartimento meridionale colombiano di Caquetà. Mario, laureato in Scienze Politiche e con un passato in Argentina, Giordania e India, era in Colombia come osservatore dell’ONU. La città era nota da tempo perchè teatro di falliti negoziati di pace fra le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) ed il Governo.
Secondo le prime ricostruzioni della polizia locale, Mario Paciolla si sarebbe ucciso impiccandosi. Molti elementi però rendono questa morte un vero mistero, tra cui ad esempio i segni di lacerazione trovati sulle braccia. A lanciare l’allarme è la mamma di Mario, convintissima che si tratti di omicidio. Citata da La Repubblica, ha detto:
Dal venerdì 10, la scorsa settimana, mio figlio era in uno stato di grande sofferenza. Mi diceva testualmente “mamma devo tornare a Napoli, mi sento sporco, devo assolutamente venirmi a bagnare nelle acque di Napoli”. Poi, poco dopo, mi chiamò e mi disse che aveva sbottato con alcuni dei suoi capi, che aveva parlato chiaro e che, così mi disse, si era messo “in un pasticcio”. Voglio precisare che mio figlio non tollerava le zone grigie. Era un uomo totalmente votato alla legalità e contro le ingiustizie. Questa sua rivelazione, seppure accennata, mi mise in grande agitazione: so bene che mio figlio non tollera operazioni strane, o missioni non giuste. Ecco perché mi preoccupai molto”. Solo pochi giorni fa, mi diede la bella notizia che mi aveva rassicurato ed illuso, “Mamma ho trovato il biglietto aereo, per tornare, parto il 20 luglio”. Probabilmente aveva scoperto qualcosa di scomodo e non riusciva a far scorrere.
Anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha voluto ricordare il ragazzo:
Mario è figlio della nostra terra, forse per questo il suo percorso personale e professionale l’ha portato ad appassionarsi alle questioni legate alle ingiustizie, soprattutto quelle perpetrate ai danni delle comunità rurali nei paesi del Sud del mondo, a raccontare le sorti delle popolazioni schiacciate dalle contraddizioni e dagli effetti nefasti dei sistemi economici vigenti, scoprendo l’esigenza di un mondo più equo e cercando, attraverso la sua passione per il giornalismo impegnato e di inchiesta, di dare voce alle persone emarginate e isolate dai sistemi di repressione e sfruttamento che, come lesioni proteiformi, divorano le vite e i diritti fondamentali delle e degli invisibili. Come Istituzione non possiamo che stringerci attorno alla sua famiglia, cui va sicuramente tutto il nostro supporto per ottenere verità e giustizia, un impegno che prendiamo per onorare la sua memoria e la sua vita, spesa per la costruzione di una realtà più giusta e inclusiva. Ciao Mario, che la terra ti sia lieve.