L’ultima volta c’era Benitez, salutarono Mazzarri e Cavani, arrivarono Reina, Albiol, Callejon, Mertens, Higuain. Nel 2013 il Napoli decise di dedicarsi alla propria internazionalizzazione, De Laurentiis puntò su un tecnico esperto come il simpatico Rafa, acquistò tre calciatori dal Real Madrid, puntò sul carisma di Reina, lasciò carta bianca a Benitez che, grazie al suo fidato agente Quilon, costruì la squadra del futuro. Ma il Napoli s’è completato nel tempo, nel 2014 arrivarono Ghoulam e Jorginho, l’estate successiva Koulibaly, in poco meno di un anno si compose la colonna vertebrale del futuro, di una squadra durata sette anni e che ha vinto poco ma sognato tanto, sfiorando lo Scudetto (con Sarri) e poi sciogliendosi, attraversando la tempesta, il caos, l’ammutinamento.
RIVOLUZIONE A tutto c’è una fine, lo ha capito anche De Laurentiis, ma con ritardo, convinto – lui – di poter proseguire con loro, i suoi fedelissimi, senza accorgersi che quei ragazzi erano diventati uomini, alcuni hanno oltrepassato i trent’anni, è spuntato qualche capello bianco e più di una motivazione, dopo sette anni fantastici eppure logoranti, è sfumata lungo il percorso. Non aveva previsto, De Laurentiis, ciò che poi sarebbe successo. Per questo è arrivata la notte del 5 novembre: il punto di non ritorno, la scintilla che ha convinto il presidente del Napoli a rifondare tutto, a rivoluzionare l’organico sfruttando già gennaio, senza dover per forza aspettare l’estate.
CHE MERCATO Presto andranno via tutti, o quasi, a cominciare da Mertens e Callejon, poi – in caso di offerte – anche Koulibaly, Fabian e Allan, dunque occorreva rinnovare l’organico e il Napoli l’ha fatto in un mese, ma ponderatamente, puntando su profili non troppo giovani, non troppo esperti, non troppo sazi, per ricaricare le energie della sua rosa offrendole inedite motivazioni. Le porteranno Rrahmani e Petagna a giugno, le hanno già portate Demme e Lobotka, con la Sampdoria toccherà anche a Politano, il terzo colpo nell’immediato, il quarto dopo il centrale del Verona, il penultimo prima della punta della Spal. In ballo c’era anche Amrabat, c’è ancora Kumbulla, per il futuro ci sarà Boga, il terzino Tsimikas e tanti altri. Si riparte, sette anni dopo. Con entusiasmo e qualche rimpianto difficile da consolare.