Napoli: scoperto dai Carabinieri un traffico internazionale di armi

di Redazione Zerottouno News

Armi dall’Austria all’Italia in maniera illegale che come punto d’arrivo avevano la città di Napoli. 15 gli arresti, oltre ad un’ordinanza di obbligo di firma e ad una di divieto di dimora. È questo quello che hanno scoperto i carabinieri dopo accurate indagini. Negli scorsi giorni, nelle provincie di Napoli, Salerno, Caserta, Avellino e Latina, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata hanno infatti eseguito provvedimenti di fermo di indiziato di delitto emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli nei confronti di numerose persone, coinvolte, a vario titolo ed in concorso tra loro, in una grave attività di massiccia e continuativa introduzione in Italia, dall’Austria, di armi da fuoco, anche da guerra, destinate a rifornire diversi clan camorristici operanti sul territorio campano.

Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia e svolte dai Carabinieri di Torre Annunziata, iniziate nel febbraio 2017, hanno permesso di individuare ed identificare nel corso del tempo i responsabili di un’associazione dedita al traffico internazionale di armi – tra cui Kalashnikov e mitragliatrici Skorpion – coordinata da Domenico Boccia, originario di Terzigno, con la collaborazione di Mario Amelio Carillo, corriere di fiducia, Vincenzo Sdino, custode delle armi e delle munizioni, e Raimondo Licenziato, coinvolto nell’approvvigionamento delle armi, nonché intermediario con i clienti. Le attività d’indagine, sviluppate in collaborazione con l’Autorità Giudiziaria e le forze di polizia austriache, hanno consentito di di documentare i movimenti sul territorio austriaco degli indagati campani e identificare i fornitori esteri: Eduard Senior Lassnig e Eduard Junior Lassnig, residenti a Völkermarkt (Austria).

Nel corso delle indagini sono stati identificati i numerosi acquirenti delle armi, tra i quali anche uomini appartenenti alla criminalità organizzata campana. Fornitori ed acquirenti, temendo di essere intercettati, avevano ideato un linguaggio in codice per riferirsi ad armi e munizioni che, a seconda del calibro o della tipologia d’arma, venivano accostate a un modello più o meno grande di autovettura, a un genere alimentare o ad una pratica automobilistica. In tal modo, ad esempio, un’arma corta diventava una “smart”, il calibro era una “cabriolet”, i revolver da 6 o 8 colpi divenivano forniture di “pomodorini da 6 o 8 kg”, una pistola calibro 38 diventava una “scarpa 38”, le munizioni venivano chiamate “lampadine”, mentre i pagamenti erano le “pratiche auto” da espletare. Allo stesso modo i soggetti intercettati si autodefinivano come “avvocati” o “periti assicurativi” nel tentativo di dare una coerenza ai dialoghi.

Nel corso delle indagini sono stati effettuati svariati sequestri di armi e munizioni. Tra il 4 settembre 2017 ed il 24 ottobre 2018 sono stati identificati ed arrestati gli uomini chiave dell’organizzazione. Il 4 settembre 2017, lungo il viaggio di ritorno da Volkermarkt, veniva arrestato Carillo, trovato in possesso di 12 pistole e 600 munizioni; il 19 febbraio 2018 finiva in manette Sdino, avendo i carabinieri scoperto in un terreno di Sant’Anastasia a lui in uso 4 fucili, oltre 3.000 cartucce di vario calibro, materiale per la preparazione di munizioni e un caricatore per pistola 9 mm marchiato “Austria”; il 28 marzo 2018 venivano arrestati due coniugi, Giuseppe Scognamiglio e Giuseppa Emmanuele fermati al confine italiano di ritorno da Volkermarkt con 10 revolver, 2 pistole semiautomatiche e 12 scatole di munizioni da 50 colpi ciascuna; il 24 ottobre 2018, infine, è stato tratto in arresto Severino Pellegrino, fermato al confine italiano di ritorno da Volkermarkt con 10 revolver, 5 pistole semiautomatiche e 8 scatole di munizioni da 50 colpi ciascuna.

Nel dicembre 2018, nel prosieguo delle attività investigative congiunte, inoltre la Polizia austriaca su ordine della Procura di Klagenfurt, ha eseguito perquisizioni nei comuni di Völkermarkt e St.Veit/Glan nei confronti dei due Lassnig, rinvenendo in un fondo di un negozio vuoto 88 pistole con numero di matricola abraso e complete di relativo munizionamento, 6 mitragliatori Kalashnikov con munizioni e una mitragliatrice “Skorpion” con munizioni. A seguito di tale rinvenimento, i due avevano ammesso le loro responsabilità nel traffico internazionale di armi con l’Italia, confessando di aver venduto a Boccia oltre 600 pistole e 70 kalashnikov destinati alla criminalità organizzata campana.

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